Vincent Lambert, il paziente di 42 anni, tetraplegico, da diversi anni in stato di coscienza minima presso l’ospedale Chu Sébastopol di Reims, è al centro di un’assurda battaglia giudiziaria tra i suoi genitori, che stanno lottando per tenerlo in vita, e il tribunale amministrativo di Châlons-en-Champagne che lo ha condannato a morire di fame e di sete. Ora la Corte europea per i diritti dell’uomo (Cedu) ha rigettato il ricorso dei genitori di Vincent Lambert confermando la sospensione dell’alimentazione e dell’idratazione.
La cosa più incredibile è che la stessa Cedu si è limitata a riconfermare la sentenza che aveva emesso già il 5 giugno 2015, quando i genitori del paziente avevano presentato il primo appello alla Corte, senza nemmeno porsi il problema di verificare la discutibile modalità con cui era stata realizzata l’ultima perizia sul paziente. Infatti il metodo utilizzato, secondo quanto riportato da ben 50 medici specialisti, in una lettera indirizzata al tribunale, sarebbe assolutamente inadatto a pazienti come Lambert e dunque non darebbe risultati affidabili.
Questa vicenda presenta degli aspetti davvero paradossali se si pensa che la Cedu, per giustificare la propria linea d’azione, è arrivata a dichiarare che non c’è violazione dell’articolo 2 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali. Articolo che, al comma 1, afferma che «nessuno può essere intenzionalmente privato della vita, salvo che in esecuzione di una sentenza capitale», ovviamente in quegli Stati in cui essa è prevista. Che conclusione dovremmo trarre da questa assurda dichiarazione? Che Lambert è considerato alla stregua di un pericoloso criminale al punto da meritare la pena capitale e per di più in un Paese, come la Francia, in cui la pena capitale non è nemmeno prevista? E inoltre ci sarebbe da chiedersi quali diritti la Corte europea dei diritti umani, a questo punto, salvaguarderebbe se non si preoccupa nemmeno di prendere in considerazione il caso della soppressione di un povero innocente, reo solo di essere da tempo immobile in un letto, al quale sta per essere strappato il primo di tutti i diritti, ovvero il diritto alla vita?
C’è da dire, però, che non tutti i giudici si sono allineati alla sentenza della Corte, cinque di essi Hajiyev, Šikuta, Tsotsoria, De Gaetano e Griţco, si erano detti contrari perché si tratterebbe di un caso «di eutanasia, anche se sotto un diverso nome» nonostante, nei documenti giuridici riguardo il caso di Lambert, si ribadisce ipocritamente che «la legge francese proibisce l’eutanasia, e che pertanto l’eutanasia in questo caso non entra in gioco».
I genitori di Lambert, tuttavia, non si arrendono e hanno già annunciato che faranno ricorso al Comitato dell’Onu sui diritti delle persone con disabilità (Crpd): «Se non possiamo far altro che deplorare questa decisione della Cedu che condanna a morte Vincent Lambert per la quinta volta, è dal Crpd che noi oggi attendiamo principalmente che i diritti di Vincent Lambert siano finalmente difesi».
Manuela Antonacci