Levenseindekliniek, in olandese, vuol dire “clinica di fine vita”.
E’ un centro allestito nel 2012 per praticare l’eutanasia a pazienti che abbiano difficoltà a reperire medici disposti ad ammazzarli.
Da Bioedge apprendiamo che la suddetta clinica, che è stata ammonita già tre volte dalle autorità lo scorso anno per sospetta violazione della legge, ha registrato un enorme incremento degli “affari”.
Nel 2014, la “clinica di fine vita” Levenseindekliniek dell’Aia ha ricevuto 1035 richieste di eutanasia, contro le 749 del 2013.
Di queste 1035, 232 persone sono state servite effettivamente, mentre nel 2013 i clienti accontentati sono stati solo 98.
La clinica ritiene il notevole incremento essere il risultato di un’adeguata campagna pubblicitaria.
L’anno scorso Il Comitato Regionale di Controllo sull’Eutanasia li ha ammoniti per non aver inviato una paziente da uno psichiatra per una visita e un parere prima dell’eutanasia. (La donna, 47 anni, madre di due figli, era in buona salute a parte che soffriva di tinnito, acufene, cioè un continuo rumore nelle orecchie).
Andando a visitare il sito della clinica, si può vedere come la politica della stessa sia quella di fornire un servizio facile e veloce ai clienti: troppe visite mediche, troppi controlli, troppe valutazioni, anche se previste dalla legge, sono disumane.
Il cliente va soddisfatto in modo rapido e con la massima efficienza.
Nell’attesa che aprano anche qui in Italia “cliniche di fine vita” così produttive, possiamo partecipare al sondaggio che un gruppo anonimo ha lanciato sul web: si cerca un termine inglese che possa sostituire la parola “suicidio”, quando questo gesto è razionale, umano e voluto per morire con dignità. Il termine suicidio infatti è attualmente associato a una connotazione negativa di infelicità o altro ... Aiutiamo la neolingua ad evolversi!
Francesca Romana Poleggi