Il Convegno sui 40 anni delle Case Famiglia aperto da Giovanni Paolo Ramonda
La Comunità Papa Giovanni XXIII celebra i 40 anni dalla fondazione della prima casa famiglia, un’intuizione nata dal suo fondatore, don Oreste Benzi, che nel 1973 inaugurò, presso Coriano di Rimini, “Casa Betania”, la prima struttura di questo genere creata per accogliere i poveri tra i più poveri. Dalla mattinata del 31 maggio per tutta la giornata si è svolto, presso la fiera di Rimini, il convegno “Una famiglia per tutti” che ha lo scopo di censire i risultati che in questi 40 anni di esperienze di case-famiglia sono stati certificati da psicologi, medici, pedagogisti e giudici. I lavori sono stati aperti da Giovanni Paolo Ramonda, responsabile generale della Comunità Papa Giovanni XXIII, nel cui intervento intitolato “La Casa Famiglia, pupilla dell’occhio della Comunità e profezia per la società” ha descritto la specificità delle 340 case famiglia nel mondo (di cui 251 presenti in Italia) sottolineando come questo tipo di struttura familiare “è una risposta significativa di un padre e una madre a tante situazioni di emarginazione, che consente alla società civile anche un risparmio economico non indifferente” e che – aggiunge – “non è contro nessuno ma è per dare dignità alla famiglia, per dare una famiglia a tutti, una famiglia fondata sulla complementarietà uomo-donna”. Ha poi rimarcato l’esigenza di “una legge nazionale che definisca i requisiti essenziali e imprescindibili; solo così questa realtà potrà diventare una vera famiglia sostitutiva”. Ha infine concluso affermando che “Il sogno di don Oreste si è realizzato: non lasciare chi soffre da solo”.
Il secondo contributo è stato affidato a Stefano Zamagni, economista, ordinario di economia politica all’Università di Bologna sul tema “La Casa Famiglia modello delle relazioni sociali ed economiche”. Il prof. Zamagni ha posto l’attenzione sulla necessità di ottenere dalle istituzioni un “riconoscimento in termine di legge della casa famiglia affinché tale modello entri nel nuovo stato sociale che si sta strutturando”. La terza relazione, di Tonino Cantelmi, psichiatra, psicoterapeuta e presidente dell’Associazione italiana psicologici e psichiatri cattolici, intitolata “I bambini, i ragazzi e le persone in difficoltà e le risposte ai loro bisogni di accoglienza”, ha posto l’attenzione sull’importanza per i giovani di “imparare ad essere empatici per comprendere il dolore del prossimo evidenziando come la casa famiglia sia un valido laboratorio per crescere insieme”. Il dott. Cantelmi ha infine incoraggiato gli adulti a “non spengere la speranza rimanendo in silenzio di fronte ai quesiti e ai bisogni spirituali dei propri figli”. Altre testimonianze sono giunte dai coordinatori di alcune realtà impegnate nel sociale quali Francesco, Responsabile della Comunità di Nomadelfia, fondata da Don Zeno Saltini; Guenda Malvezzi, Rappresentante internazionale dell’Arca fondata da Jean Vanier e Don Romano Zanni, Superiore delle Case della Carità, fondate da don Mario Prandi.
Anche la sessione pomeridiana vede numerosi approfondimenti: a partire dalle 15,00 è iniziata una tavola rotonda sulle parole di don Benzi “Dobbiamo dare ai poveri le risposte di cui hanno bisogno non quelle che fanno comodo a noi”, alla quale parteciperanno Vasco Errani, Presidente Regione Emilia Romagna e della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome; mons. Vincenzo Paglia, Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia; Serenella Pesarin, Direttore generale del Dipartimento per l’attuazione dei provvedimenti giudiziari del Ministero della Giustizia; Cosimo Ferri, Sottosegretario alla Giustizia; Andrea Canevaro, pedagogista, e Mara Rossi, rappresentante dell’Associazione Papa Giovanni XXIII alle Nazioni Unite. Il moderatore è stato Dino Boffo, giornalista, direttore di Tv2000. Giovanni Paolo Ramonda ha tirato le conclusioni. Il convegno è terminato alle 18,30 con la celebrazione eucaristica officiata da mons. Luciano Monari, vescovo di Brescia. di Don Aldo Buonaiuto
di Don Aldo Buonaiuto