Colpevolmente e vergognosamente anche le Nazioni Unite avallano la sistematica uccisione, nel grembo materno, dei bambini con sindrome di Down. La prova arriva da come proprio l’Onu ha affrontato, qualche giorno fa, una discussione sulla pratica che in Islanda ha portato praticamente allo sterminio, fin nel grembo materno, di nati con tale sindrome.
Il paese scandinavo, infatti, è caratterizzato da un "tasso estremamente alto di aborto selettivo" nei casi di diagnosi di sindrome di Down. Alla riunione, solo due paesi hanno criticato l'Islanda per la sua politica su questo tema. Il delegato delle Filippine ha chiesto all'Islanda di "prendere misure immediate ed efficaci per combattere la discriminazione contro le persone con disabilità, in particolare quelle con la sindrome di Down e di rafforzare le campagne di sensibilizzazione pubblica per sostenere i loro diritti e fornire pieno sostegno e assistenza alle persone interessate e alle loro famiglie". Anche l’Iran – che sicuramente non è un buon esempio, purtroppo, su tanti altri diritti - ha invitato l'Islanda a "combattere la discriminazione contro le persone con la sindrome di Down". Il resto dei paesi e la stessa Commissione dei Diritti Umani sono stati silenti.
Tutti gli stati membri dell'Onu sono soggetti a una "Revisione Periodica Universale", che riguarda proprio le loro politiche sui diritti umani. Le raccomandazioni risultanti non sono però vincolanti. L'Islanda è stato uno degli ultimi paesi ad essere esaminato nel terzo ciclo della Revisione Periodica Universale e ha addirittura dimostrato con “orgoglio” il suo impegno verso questa pratica. In tutto ciò, altra nota dolente, ha brillato per la sua complicità e il suo sostegno alle ragioni abortiste l’Alto Commissario ONU per i Diritti Umani, Michelle Bachelet, ormai paladina pro abortista.