16/04/2013

La consultazione inglese boccia il Dna di tre persone, ma si fa finta di no

Lo scorso 20 marzo, la Human Fertilisation and Embryology Authority (Hfea), l’autorità britannica per l’embriologia umana, ha reso noti i risultati della consultazione organizzata per “sondare la temperatura dell’opinione pubblica” sull’uso di una nuova tecnica di fecondazione assistita, con la quale i nati avrebbero il Dna di tre persone anziché di due, e il loro patrimonio genetico così modificato passerebbe alle generazioni successive. Lo scopo dichiarato sarebbe quello di evitare alcune malattie ereditarie legate ai mitocondri cellulari, ma di che cosa veramente si tratti lo abbiamo spiegato ampiamente da queste colonne il primo marzo scorso.

Il presidente dell’ente, Lisa Jardine, nella sua comunicazione ufficiale ha dichiarato che l’authority ha registrato un “ampio sostegno” a questa nuova procedura. Ma a guardare bene i risultati della consultazione, disponibili a chiunque voglia prendersi la briga di leggerli sul sito della Hfea, i numeri sembrano dire esattamente il contrario. Innanzitutto, la scarsità delle risposte ottenute ha costretto la stessa authority a specificare che i risultati non sono rappresentativi della popolazione del paese: 1.836 le risposte pervenute, sia da singoli sia da organizzazioni, di cui 1.260 via Web, specifiche rispetto ai quesiti posti, 45 su carta e 524 fra lettere ed e-mail generali.

Qualche esempio: la prima domanda chiedeva se consentire questa procedura mediante manipolazione di ovociti o di embrioni. Su 1.235 risposte via Web, 349 considerano entrambe le tecniche accettabili, 106 accettabili ma ad alcune condizioni, 502 le definiscono entrambe inaccettabili, così come 300 delle lettere al di fuori del questionario. Stando ai numeri, quindi, la maggioranza di chi si pronuncia rifiuta entrambe le tecniche. A conferma, le domande successive, come la numero 6: alla richiesta se si è favorevoli o meno a cambiare la legge per consentire la manipolazione mitocondriale, su 1.055 risposte, 558 sono per il no, 316 per il sì e 82 a favore ma a certe condizioni.

Perché allora, l’Hfea parla di “ampio supporto”? Il Center for Genetics and Society ipotizza che l’authority abbia dato più importanza al focus group di pazienti (sei partecipanti), a due meeting consultivi aperti (92 persone in totale), ai workshop pubblici (30 convocati, due volte a Newcastle), sicuramente più favorevoli, ma non certo rappresentativi. Siamo di fronte a una consultazione non significativa di cui vengono addirittura distorti i risultati. Eppure i giornali inglesi hanno ripetuto a pappagallo il comunicato ufficiale della Hfea: l’opinione pubblica dice ok ai bambini con tre genitori.

Questa sarebbe dunque la tanto decantata democrazia partecipativa inglese sui temi bioetici. Così, confidando nel fatto che nessuno va a controllare i numeri – e tantomeno le pubblicazioni e i fatti – scommettiamo che il premier Cameron approverà la procedura, anche in forza dell’”ampio supporto” dell’opinione pubblica britannica?

di Assuntina Morresi

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