12/11/2014

La Corte d’Appello statunitense blocca il matrimonio gay

Grande vittoria per il matrimonio negli Stati Uniti! Ora è da considerarsi sempre più vicina una conferma da parte della Suprema Corte: secondo quanto riportato dalla newsletter di Family Watch International, ciò che è accaduto giovedì scorso può essere analizzato come una svolta epocale per gli Stati Uniti.

Torniamo sulla sentenza della Corte di Appello degli USA -di cui avevamo avuto modo di parlare domenica scorsa facendo un interessante paragone con la situazione italiana- per la sua importanza nel rimettere al centro il matrimonio eterosessuale come diretta ed insindacabile emanazione della volontà del popolo.

La Corte di Appello ha confermato la legittimità delle protezioni costituzionali in favore del matrimonio uomo/donna per gli stati del Kentucky, del Michigan, dell’Ohio e del Tennessee; un vero e proprio caposaldo nella battaglia legale per la protezione del matrimonio tradizionale in America.

In breve, questa decisione della Corte di Appello americana annulla tutte le precedenti sentenze dei Tribunali distrettuali che avevano legalizzato il matrimonio tra persone dello stesso sesso contrariamente alla volontà espressa dal popolo nei rispettivi stati.

Nella sua decisione, il giudice dell’istituzione federale ha ritenuto che sia prerogativa del Popolo definire il matrimonio secondo i processi democratici nei rispettivi Stati (la posizione è in fondo incorretta, in quanto non è nemmeno il popolo a poter decidere cosa sia il matrimonio: esso è un istituto di diritto naturale; ma è una posizione che costituisce un freno all’interpretazione creativa dei tribunali). Il giudice ha inoltre affermato che una nuova definizione del matrimonio non deve essere imposta dai giudici che asseriscono che la Costituzione americana richiederebbe tale modifica (La Costituzione degli Stati Uniti non menziona neppure il matrimonio!).

La decisione della stessa Corte afferma che i giudici federali non hanno diritto di interpretare la Costituzione, criticando l’impianto giuridico di quei Tribunali che avevano invece liberalizzato il matrimonio tra persone dello stesso sesso.

“Non una delle teorie dei querelanti, tuttavia, riesce a spiegare come la definizione di matrimonio sarebbe da integrare nella costituzione e che non sarebbe attualmente di competenza del popolo; quindi rimane di competenza esclusiva di chi l’ha sempre avuta: gli elettori dello Stato”.

In realtà la sentenza di giovedì, che potete vedere qui (DeBoer v. Snyder), decostruisce in maniera efficace ciascuna delle teorie che sono state utilizzate negli altri tribunali per liberalizzare i  matrimoni omosessuali negli Stati Uniti.

In particolare la Corte ha inoltre osservato che gli Stati hanno il diritto di resistere alle  modifiche della definizione di matrimonio, perché nessuno sa ancora quali siano gli effetti prodotti sugli individui da espansioni sperimentali di tale definizione.

La sentenza ha rilevato anche che la “maggior parte dei paesi in tutto il mondo, come l’Australia e la Finlandia, ancora si rifanno alla definizione tradizionale del matrimonio.”

La Corte inoltre ha sottolineato che “la Corte europea dei diritti dell’uomo ha stabilito solo pochi anni fa che le leggi sui diritti umani dell’Europa non garantiscono il diritto al matrimonio tra persone dello stesso sesso”, e che “non c’è un consenso stabilito” per quanto riguarda l’espansione del definizione di matrimonio.

Per un’analisi giuridica dello status del matrimonio tra persone dello stesso sesso a livello internazionale (solo una piccola minoranza di paesi lo hanno legalizzato), si può leggere questo documento.

Un’altra buona sintesi e l’analisi della decisione DeBoer v. Snyder è disponibile qui.

Redazione

Fonte: Family Watch International

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