19/05/2016

La dignità del bambino non nato, in un sarcofago egizio

Il Fitzwilliam Museum di Cambridge, ha comunicato pochi giorni fa, che è stato scoperto in un piccolo sarcofago un feto umano imbalsamato e sotterrato con tutti gli onori tipici della cultura dell’antico Egitto: un bambino che era solo di 16 o 18 settimane di gestazione.

Molti elementi fanno capire l’importanza data alla sepoltura di questo corpicino, come le decorazioni lignee presenti sulla piccola bara in legno di cedro, e il fatto che il bambino sia stato avvolto in bende e imbalsamato.

Inizialmente, infatti, quando il piccolo sarcofago risalente al 664-525 a.C. era stato scoperto a Giza nel 1907, dalla British School of Archeology, gli studiosi credevano che contenesse semplicemente gli organi di un corpo adulto, sepolto in un altro sarcofago. Ma le nuove analisi, compiute grazie alle più moderne tecnologie, la tomografia computerizzata (TC), hanno provato che i rituali di sepoltura nell’antico Egitto fossero tributati anche nei confronti di un bambino abortito (spontaneamente).

Dalla tomografia computerizzata, i radiologi e i medici specializzati in autopsie pediatriche che collaborano con il Fitzwilliam Museum hanno identificato chiaramente le cinque dita di entrambe le mani e dei piedini, le ossa delle braccia e delle gambe.

Il bambino è stato deposto nel sarcofago con le braccine incrociate sopra il petto. Insomma, il bambino, anche prima di nascere, era considerato un essere umano degno di importanza e rispetto come tutti. “Questa è una prova evidente di come i bambini non nati erano visti nella società egiziana”, ha commentato Julie Dawson, del Fitzwilliam Museum in una nota diffusa in relazione alla scoperta, “la cura impiegata nel preparare questo tipo di sepoltura mostra il valore attribuito alla vita umana, anche nelle prime settimane di gravidanza”.

tutankhamun_bambino_aborto_fetoQuesto non è il primo caso: anche la tomba di Tutankhamon, infatti, conteneva al suo interno due piccoli feti, mummificati e posti in piccoli sarcofaghi. Questi due bambini, però, di 25 e 37 settimane di gestazione, erano più sviluppati di quello trovato nel sarcofago esposto al Fitzwilliam Museum.

Gli antichi Egizi non erano come i  nostri contemporanei che in USA, Canada, Regno Unito e gran parte d’Europa considerano i bambini in grembo “ grumi di cellule” o “tessuto fetale”(tanto da giustificare l’aborto volontario fino a uno stadio di gravidanza ben più avanzata). Perché nel 600 a.C., invece, già tributavano alla vita la dignità che le spetta, fin da quando è custodita nel grembo materno? Può darsi che a dettare certe regole di comportamento fosse quella legge naturale che non sta scritta nei codici dei Parlamenti occidentali moderni, ma che da sempre e dovunque è stata scritta nella coscienza di ogni essere umano.

Anastasia Filippi


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