«Ma non vedi come soffrono?». Uno degli assi nella manica dei cosiddetti “pro choice” nei dibattiti sull’aborto è rivolgere questa domanda a noi pro life, come per sfidarci a chi ha più pietà delle donne. Il loro intento, infatti, è mostrare l’aborto come soluzione liberante a una gravidanza difficile e presentare noi pro life come insensibili al dolore delle donne.
Eppure, puntualmente si smentiscono, mostrando come a loro non interessi affatto aiutare le donne in difficoltà, ma solo mandare avanti la grande industria dell’aborto. È il caso di quegli attivisti “pro choice” che, come racconta Life News, a Filadelfia hanno recentemente organizzato una pubblica dimostrazione di quanto sia facile abortire.
Come? «Utilizzando un’anguria per simulare la procedura, gli attivisti abortisti con Abortion Access Front hanno cercato di convincere la gente che è semplice e sicuro abortire un bambino ancora non nato con un aspiratore manuale di plastica ed una cannula». Il cocomero rappresenterebbe l’utero di una donna incinta.
“Semplice, rapido e sicuro”, ecco come vogliono far sembrare che sia l’aborto. Ma i presenti, fortunatamente, non si sono lasciati abbindolare ed hanno chiesto come mai non avessero mostrato loro un aborto reale. Perché non svelare cosa accade nell’utero materno? Perché far vedere loro solo polpa di cocomero e non corpi di bambini, spesso ancora a cuore battente?
Semplice, perché si vedrebbe chiaramente la verità e magari qualcuno potrebbe iniziare a pensare che l’aborto non è una semplice operazione dove viene rimosso qualcosa che è d’impiccio, ma un intervento che coinvolge ben due vite, sopprimendone una (quella del bambino) ed esponendo un’altra (quella della mamma) a gravi rischi per la sua salute fisica e psichica.
Che farcene, dunque, di una falsa pietà che spinge le donne a una tale sofferenza? Prendiamoci, piuttosto, cura di loro, trattando loro ed i loro piccoli con la dignità che meritano!
Luca Scalise