“Famiglia: natura o cultura?” è un tema che dovrebbe farci interrogare tutti in questi tempi di imperante confusione a riguardo.
Sta di fatto che non si può non parlare di famiglia, non considerarla, farne a meno e ritenerla secondaria nella nostra società, di cui, piuttosto, ne è il fulcro fondamentale.
Ma qual’è l’identità profonda della famiglia? O meglio, quando si parla di famiglia, all’interno di quale ambito di riferimento ci troviamo? Naturale o culturale?
Non molto tempo fa è stato pubblicamente affermato che quello di “mamma” non sia altro che un “concetto antropologico”. Quindi colei che genera, dà la vita, nutre, alleva e dona se stessa per natura (dal momento che la natura stessa ha voluto che il nutrimento dei bambini nel grembo materno e appena nati dipendesse dalla madre) sarebbe da ritenersi al pari di una comune invenzione della società, forse di qualche cultura.
E anche la figura del padre è stata depotenziata. L’apporto del padre, nell’ambito generativo è fondamentale perché ci rende quello che siamo: uomini o donne. Ma dal momento che, a detta di alcuni, essere maschio o femmina è indifferente anche il padre potrebbe (socialmente) perdere ciò che la natura gli ha conferito. Per non parlare di quanto potrebbe perdere il matrimonio, su cui la famiglia si fonda, se non fosse tra uomo e donna...
Impossibile non riconoscere, a questo punto, l’urgente necessità di interrogarci sull’identità della famiglia.
Ci aiuta, a tal proposito, l‘Associazione Culturale SUNODIA, che domani 3 dicembre alle ore 10.30, al Teatro Manzoni di Roma affronta il tema in una conferenza di Gianfranco Amato, Costanza Miriano e Franco Nembrini.
Luca Scalise
per un’informazione veritiera sulle conseguenze fisiche e psichiche dell’ aborto