04/11/2013

La famiglia tradizionale non è un modello da cancellare

Sgravi fiscali anche per chi alleva i propri figli

Il prossimo 24 novembre, saremo chiamati a votare sull’«Iniziativa a favore delle famiglie: deduzioni fiscali anche per i genitori che accudiscono personalmente i figli».

Negli ambienti del politicamente corretto, parlare di deduzioni fiscali oggi, quando il catastrofismo finanziario è all’ordine del giorno oltre che di moda, sembra un’eresia. Altrettanto eretico è parlare di famiglie tradizionali, ossia quelle che accudiscono personalmente i figli senza fare capo ad asili nido o a famiglie diurne. L’eresia aumenta nella misura in cui la famiglia tradizionale in questione è per caso composta da due persone di sesso diverso, e magari perfino coniugate.

Se parlare di sgravi fiscali è un’eresia e parlare di famiglie tradizionali è altrettanto eretico, allora non sorprende affatto che, a livello cantonale, la proposta di Sergio Morisoli di introdurre degli sgravi fiscali anche per le famiglie tradizionali sia stata nelle scorse settimane respinta dal Gran Consiglio, costituendo un’eresia al quadrato. Fa un po’ specie che il PPD, co-promotore e sostenitore dell’iniziativa federale in votazione il 24 novembre, abbia perso l’occasione per profilarsi chiaramente nel legislativo cantonale. Ma tant’è: presto saranno le urne di tutta la Svizzera a parlare.

Nel merito della proposta in questione,  occorre tuttavia sottolineare che non si tratta di una pensata bislacca partorita in un momento di obnubilazione mentale, ma di una regola che già esiste; e non dall’altra parte del mondo, bensì nei Cantoni di Vallese, Zugo e Lucerna. Scelte coraggiose.

Ipotizzare sgravi fiscali anche per chi accudisce i propri figli vuol dire valorizzare il ruolo del genitore (in genere la mamma, ma non è obbligatorio) che decide di seguire personalmente la prole. Se nei decenni scorsi la donna che lavorava veniva guardata con sospetto, oggi accade il contrario, e fare la mamma a tempo pieno viene considerata un’attività di minor valore rispetto ad altre.  O un ripiego o un lusso. O “refugium peccatorium” per donne senza prospettive occupazionali oppure passatempo per ricche signore annoiate che comunque non necessitano di lavorare.

Scegliere di fare la mamma  è oggi un atto coraggioso: significa rinunciare alle entrate derivanti dall’attività lavorativa; e spesso significa anche, almeno in certi ambienti, attirarsi sguardi di sufficienza. Quando non di commiserazione. Casalinga? Oh, poverina…

Eppure, piaccia o non piaccia, la famiglia tradizionale rimane il nucleo portante della nostra società. Se non si vuole inibire l’accesso della donna al mondo del lavoro, non si deve nemmeno penalizzare chi fa una scelta diversa, con tutte le rinunce – anche economiche – che questo comporta. Incredibile ma vero, c’è ancora chi ritiene che allevare personalmente i propri figli costituisca un’assunzione di responsabilità ed un valore aggiunto rispetto all’affidarne la cura a terzi. Questo in un modello di società in cui la parola d’ordine è diventata “delegare allo Stato”.

Costrizione?

Riconoscere anche a chi alleva personalmente i figli uno sgravio fiscale analogo a quello di cui beneficia chi li affida a terzi non significa affatto ostacolare l’accesso della donna al mondo del lavoro, e nemmeno volerla costringere dietro i  fornelli, come ha raccontato in Gran Consiglio chi, non appena ha sentore di scostamento  dai canoni del politicamente corretto, inizia a sragionare (ma d’altra parte si tratta delle stesse persone che inneggiavano al “burqa simbolo di libertà”). Dove sarebbe la costrizione, dove sarebbe l’ostacolo per le mamme che lavorano? Si tratta invece di riconoscere la sua dignità ad una scelta che non ha meno valore dell’altra. Del resto, non risulta che nei cantoni di Vallese, di Zugo e di Lucerna, dove questi sgravi sono già una realtà, viga un regime di stampo talebano con le donne murate in casa. Il 24 novembre il cittadino svizzero deciderà in sostanza se vuole o meno estendere a livello federale un modello che, in alcuni Cantoni, già esiste e funziona.

di Lorenzo Quadri – consigliere nazionale Lega dei Ticinesi

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