14/03/2023 di Fabrizio Cannone

La Festa del Papà non discrimina, sopprimerla sì. Accade in un asilo di Viareggio

Nessuno può negare, uomo o donna che sia, che parallelamente all’esplosione del movimento femminista, la figura dell’uomo e soprattutto del padre sia divenuta molto spesso evanescente, scomoda o rimossa in molti contesti sociali e culturali. Si veda in proposito il capolavoro dello psicologo Claudio Risé (cfr. Il padre. L’assente inaccettabile).

Secondo la tradizione alla festa della donna, celebrata l’8 marzo, fa seguito la festa del papà, collocata non a caso il 19 marzo, festa di san Giuseppe, il padre per antonomasia, ed è comunque una ricorrenza assolutamente laica e dunque che abbraccia tutti, nessuno escluso.

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Eppure in un asilo di Viareggio – per l’esattezza la Scuola dell'Infanzia Florinda Migliarina - la direttrice avrebbe deciso di censurarla, secondo le informazioni riportate dal sito Tecnica della Scuola.

«La direttrice didattica Barbara Caterini – si legge - avrebbe deciso di annullare il laboratorio legato alla festa del papà, programmato per venerdì prossimo». Il laboratorio avrebbe permesso ai padri degli alunni di «condividere una o due ore insieme ai propri figli».

E la motivazione è davvero stupefacente. La direttrice «avrebbe accolto alcune lamentele da parte di cinque o sei genitori, contrari all’organizzazione di una festa che celebra i papà, assenti nelle vite nei loro figli per le più svariate motivazioni». Insomma, come si usa dire oggi con un termine più che abusato, la direttrice non avrebbe voluto “discriminare” le famiglie prive di padre.

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Anzi, la professoressa Caterini sembra credere addirittura che una figura come quella del papà sia sostituibile da un’altra figura simile. Come se i due genitori che tutti abbiamo, o abbiamo avuto, fossero numeri più che identità distinte e definite. D’altronde – non lo dimentichiamo – è questa la logica che sta alla base dell’assurdità amministrativa e politica del “genitore 1” e del “genitore 2”.

Infatti, dichiara la direttrice, per evitare che il laboratorio sia «discriminatorio nei confronti di chi non ha un papà», la sua scuola dovrebbe proporre «un’altra attività con modalità diverse dove possano partecipare tutti i bambini accompagnati dal padre, dalla madre, da un nonno, da uno zio».

Ora è evidente che sono sempre esistiti bambini che hanno perso uno o entrambi i genitori. Oppure bambini che sono stati abbandonati, hanno i genitori in carcere, vivono contesti difficili quali separazioni o divorzi. Ma questo significa dover completamente annullare la figura del papà? Per tutelare e “non discriminare” i bambini di cui sopra, è quindi legittimo censurare la figura del padre, o quella della madre?

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Tutti siamo stati concepiti da un uomo e da una donna, e questo è uno dei titoli dell’uguaglianza naturale tra gli esseri umani. Comprensibilmente quindi, la decisione della preside ha infastidito altri genitori, i quali, «aspettavano attività del genere dopo anni di pandemia in cui non è stato possibile organizzarle». Genitori ai quali la stessa Pro Vita & Famiglia ha espresso la sua vicinanza denunciando quanto accaduto.

Dopo tre anni di severe restrizioni, spesso discutibili, molti dei bambini della scuola attendevano «questo giorno per condividere un po’ di tempo con il loro papà». Davanti a questa legittima attesa e al fatto che siamo tutti figli di un padre e di una madre - al di là di quel che può accadere dopo - appare ideologico e vano dire, come fa la preside, che «viviamo in una società diversa da quella di 50 anni fa. Non esiste più una famiglia modello. Oggi ci sono situazioni aperte e particolari che devono essere rispettate e tutelate».

Tanto per dare un’idea dell’assurdità della cosa: per tutelare i bambini che hanno avuto un lutto, dovremmo forse censurare tutte le opere letterarie e teatrali in cui si menzionano entrambi i genitori? “Come riuscire ad accontentare tutti?”, si chiede Tecnica della Scuola senza darsi una risposta.

L’unico modo, secondo noi, è quello di seguire la natura umana che è uguale in tutti e, ovviamente, quando si hanno casi di bambini senza uno dei due genitori o con situazioni difficili, riuscire a trattare questi argomenti con il garbo, la delicatezza e il tatto che dovrebbero distinguere qualunque buon insegnante e buona scuola. Anche dialogando e stando vicini alle stesse famiglie dei bambini in questione. Anziché, come invece sembra voler fare questo asilo di Viareggio, rincorrere ideologicamente le istanze che vogliono eliminare le figure di mamma e papà.

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