Molti, in Italia, si lamentano dello strapotere di taluni giudici e delle loro “sentenze creative” con cui usurpano il potere legislativo (bene o male eletto dal popolo), a grave detrimento della democrazia sostanziale e del principio della separazione dei poteri.
In realtà la questione ha un respiro internazionale: anche l’attivismo giudiziario l’abbiamo importato dall’America.
Ne ha parlato Antonin Scalia, Giudice della Suprema Corte di Giustizia americana.
Abbiamo già scritto della recente sentenza della Suprema Corte degli Stati Uniti che ha legittimato i matrimoni tra persone dello stesso sesso, scavalcando tutte le legislazioni nazionali sul tema: Scalia è stato uno dei 4 giudici “dissenzienti”.
A proposito di questa decisione, in occasione di una recente conferenza a Londra, Scalia ha messo in guardia i magistrati inglesi dall’esportazione da parte degli Stati Uniti di un certo attivismo giudiziario, da lui chiamato “folle” e da interventi incontrollati di giudici stranieri in faccende “domestiche”.
Pilastro dell’ala conservatrice della Corte Suprema e fautore dell’interpretazione originaria della costituzione, il giudice Scalia ha iniziato il suo intervento affermando “che questo è il peggior periodo giurisprudenziale degli ultimi 30 anni”. Secondo lui, infatti, l’esportazione del principio dell’attivismo giudiziario, iniziata anche prima, sin dal 1950, ha portato alla diffusione dell’egemonia giudiziaria – uno strapotere dei giudici – in tutto il mondo. “In base a questo folle principio, in qualche modo i giudici sono considerati qualificati per pronunciarsi come somma autorità anche su questioni di moralità e su quali interessi la legge deve trasformare in diritti e quali no”.
Ricordiamo a chi fosse digiuno della materia che i soggetti sono portatori di interessi e di diritti naturali. Il legislatore, non il giudice, dovrebbe garantire la tutela del diritto naturale e degli altri interessi considerati meritevoli attraverso le leggi positive. Al giudice spetta trovare e applicare la legge (che non ha creato lui) generale e astratta che regola il caso concreto che è chiamato a risolvere.
Scalia, nel suo intervento sottolinea che vi sono materie in cui i giudici non hanno competenza, non possono dare risposte, perché materie che esulano dall’interpretazione della legge. Dai giudici ci si aspetta che siano esperti di norme giuridiche, non di altro.
Per esempio, nessuno si aspetta che in materia economica ci siano delle risposte in assoluto giuste o sbagliate da parte degli economisti. A maggior ragione non bisogna aspettarsi che i giudici emettano delle pronunce in merito.
Per quale motivo dunque i diritti umani – i diritti inviolabili dell’uomo, che non sono e non devono essere elencati dalla legge positiva – devono essere decisi a nome di 330 milioni di persone da nove giuristi che non rappresentano nessuno? “Il fatto di aver studiato a Harvard o Yale (come hanno fatto tutti i nove attuali giudici della Corte Suprema), ci rende forse più qualificati per pronunciarci su temi quali l’aborto o il matrimonio tra persone dello stesso sesso?” La risposta è certamente negativa. Nel caso del matrimonio gay, il voto di un solo uomo (il quinto) è andato a interferire nella morale di un intero Paese.
I diritti naturali sono scritti nella coscienza umana, da Dio. Gli atei preferiscono dire “dalla Natura umana”, ma la sostanza non cambia. Sono eterni ed immutabili, a differenza delle leggi positive che possono cambiare. In tal senso, i Parlamenti devono limitarsi a riversarli nelle norme (che comunque saranno sempre, inevitabilmente imperfette). I giudici devono applicare le norme ai casi concreti.
Quando gli uomini (siano essi giudici o legislatori) si arrogano prometeicamente la potestà di decidere loro quali siano o non siano diritti inviolabili, sono guai: se lo fanno i legislatori lo Stato diventa uno “Stato etico, uno Stato totalitario”. Al popolo – ammesso che ragioni – resta comunque il potere di dissentire revocando loro il consenso elettorale. Quando lo fanno i giudici la dittatura al potere risulta composta da un’oligarchia ancor meno definita e del tutto incontrollabile attraverso il meccanismo del voto popolare .
Poi con ancor più preoccupazione il giudice Scalia ha avvertito il suo pubblico britannico, che l’attività “creativa” della Corte Europea dei Diritti Umani (CEDU) è, se possibile, persino più pericolosa di quella della Corte Suprema USA. Infatti, un conto è che un paese permetta al suo sistema giudiziario nazionale di pronunciarsi su elementi di diritto costituzionale (che comunque è sempre un azzardo, soprattutto se si parla di temi etici), un altro è che consenta a giudici stranieri di dettare legge per mezzo di decisioni basate su mere astrazioni.
La Corte Europea infatti, è più volte entrata a gamba tesa anche in questioni delicatissime che in realtà sono di competenza nazionale, come l’aborto, l’eutanasia, il matrimonio tra persone dello stesso sesso, l’utero in affitto. Il caso più recente è quello di Vincent Lambert: con 12 voti contro 5, la Grande Camera ha decretato che uno Stato può causare la morte di un paziente in stato di coscienza minima togliendogli cibo e acqua. A gennaio, la Corte ha condannato l’Italia perché ha allontanato un bambino dalla coppia che lo aveva “acquistato” in Russia per 50 mila euro con la pratica dell’utero in affitto, avallando così la pratica di “usucapione di bambino”...
Anche i tribunali italiani usurpano con una certa regolarità la competenza del legislatore.
Lo fanno quando ordinano di trascrivere matrimoni omosessuali contratti all’estero, lo hanno fatto per smantellare pezzo dopo pezzo la legge 40 del 2004 sulla fecondazione assistita. E’ caduto il divieto di fecondazione eterologa (9 aprile 2014), l’obbligo di impiantare al massimo tre embrioni e tutti insieme (n. 151/2009), il divieto di accesso alle tecniche (e conseguentemente alla diagnosi preimpianto) alle coppie fertili (5 giugno 2015, n. 96) : sono questi i principali punti della Legge 40 che sono stati prima colpiti dalle sentenze dei tribunali e in ultimo abbattuti dalla Corte Costituzionale.L’ultimo divieto ancora in piedi è quello di accesso alla fecondazione assistita per single e coppie dello stesso sesso, ma visto l’andamento c’è da aspettarsi che (purtroppo) anche quest’ultimo crollerà a breve.
Il punto è che questa ingerenza del potere giudiziario nel processo democratico è una pericolosissima porta sul nulla, perché apre le porte al sopravvento della discrezionalità umana su qualsiasi tematica.
Laura Bencetti
Francesca Romana Poleggi
DIFENDIAMO I BAMBINI E LA FAMIGLIA DALLA LEGGE CIRINNA’