24/02/2016

La legge naturale esiste o no? E con che criterio si sceglie?

La vita è una scelta continua. Ogni giorno, nelle minuzie del quotidiano, si sceglie cosa fare e come farlo. In continuo si sceglie tra ciò che bene e ciò che è male. E in tutte le scelte, piccole e grandi, è la legge naturale che ci guida.

E’ la natura che ci inclina al bene.

Il problema è che il male spesso si traveste da bene, ci illude, ci irretisce e ci induce a scegliere ciò che bene sembra, ma non è. Questo è vero – a prescindere dal fatto che uno creda che esiste una superiore intelligenza malvagia che tenta verso le scelte sbagliate – perché ogni uomo, in ogni contesto di vita, ha la prova prima o poi di aver fatto scelte sbagliate di cui si pente, a volte amaramente (eppure, nel momento della scelta si era convinti di far bene...).

Se si perde il lume, la guida, della ragione naturale e della legge naturale e della morale naturale, le scelte sbagliate si susseguono a rotta di collo. Anche perché se non è la legge naturale a guidarci, in base a che cosa sceglieremo?

In base al desiderio, all’istinto, a ciò che “è bene secondo me”? Questo comporta con tutta evidenza che allora sarà legittimo qualsiasi comportamento egoistico: se per me è bene eliminare i negri o gli Ebrei, chi – cosa – può impedirmelo? Sostituire la legge naturale col relativismo etico (che oggi dilaga) vuol dire tornare alla legge della giungla, dove il forte sottomette (e sopprime) il debole (e infatti l’aborto e l’eutanasia dilagano).

La legge naturale ben si condensa nel Decalogo, che non solo governa le religioni plurimillenarie ebrea e cristiana, ma in sostanza è la legge di ogni consesso umano, di ogni tempo (con le “modifiche” apportate da chi ha il potere per assecondare i suoi interessi: “vietato uccidere. Sì ma con diverse eccezioni...” ).

Nel Magistero della Chiesa cattolica vi è un continuo riferimento alla legge naturale che la Chiesa stessa riconosce preesistente alla venuta di Cristo. Da ultimo però molti uomini di Chiesa sembra disconoscano la legge naturale.

Stefano Fontana, sulla Nuova Bussola Quotidiana, ha fatto alcune interessanti riflessioni in merito. E notava come, da tempo, anche nelle istituzioni accademiche cattoliche sembrerebbe che la legge naturale sia stata “abolita”. “Sostenere, come è stato sostenuto [da qualche vescovo, NdR], che una unione omosessuale contribuisce al bene comune, significa sostenere che è possibile un bene comune contrario alla legge morale naturale“.

E se filosofi e teologi moderni contestano l’esistenza della legge naturale, si chiede Fontana, con che cosa l’hanno sostituita?:a cosa altro ci si può rivolgere che non sia, naturalmente, la volontà del più forte, alla cui fattispecie va ascritta anche la volontà democratica della maggioranza?

É un po’ come è successo per l’anima. I filosofi moderni, a cominciare da Kant, l’hanno contestata e i teologi moderni non ne parlano più. Ma con che cosa l’hanno sostituita? Dobbiamo pensare ancora che ci sia in noi un nucleo immateriale irriducibile che vive dopo la morte del corpo o no?”

Tutti i tentativi di sostituire la legge morale naturale con qualcosa d’altro sono falliti. Uno che è andato molto vicino a riconoscerlo è stato Jürgen Habermas. Egli è infatti arrivato a dire che l’unico modo per evitare di cadere nelle trappole tiranniche della biopolitica è di fare appello ad una “natura” umana che non si presti a manipolazioni.

E quindi, anche un teorico del relativismo come Habermas, è costretto a ricorrere ad un concetto oggettivo di “natura” che serve a guidare le scelte necessarie a evitare le manipolazioni genetiche ed eugenetiche.

Anche un ateo incallito, che sia ragionevole, riconosce che l’uomo non è solo materia, che c’è un “spirito” (con la  S minuscola, però) che guida le scelte verso il bene, che è pace, fratellanza, convivenza, solidarietà, ricerca di un bene comune, imprescindibile dal bene individuale.

“Homo homini lupus”, diceva qualcuno. Ma a differenza del lupo, con la ragione naturale, l’uomo è capace di scegliere anche il perdono, la pietà: sa dominare l’istinto primordiale.

Bisogna spiegarglielo, però, all’uomo. Un tempo erano gli uomini di Chiesa che ce lo spiegavano e ci insegnavano ad aprire gli occhi del cuore alla ricerca del bene vero, perché “in interiore homine habitat Veritas” .

Francesca Romana Poleggi

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