27/06/2016

La lobby LGBT controlla l’Organizzazione degli Stati Americani

L’Organizzazione degli Stati Americani è in mano alla lobby LGBT. Soprattutto per opera del suo segretario generale, l’uruguayano Luis Almagro, sta tentando di imporre l’aborto e l’equiparazione delle unioni gay al matrimonio.

Quello che è accaduto alcuni giorni fa lo dimostra inequivocabilmente. Nella 46° Assemblea Generale, tenutasi nella Repubblica Dominicana, si sono scoperte ancora di più le carte.

Tutto è iniziato con la questione bagni. Un gruppo di transessuali (uomini truccati da donne) volevano entrare nel bagno delle signore. Alcuni uomini, però, accorgendosi, hanno tentato di impedirglielo. I transessuali però hanno preso a pugni e spinto a terra un uomo e un ragazzino di 17 anni. Che oltre all’aggressione fisica hanno dovuto subire anche gli insulti e le accuse, gridate, di transfobia e discriminazione.

Ma la lobby LGBT ha dato prova del suo totalitarismo anche in altri spiacevoli episodi. Al momento di affrontare il tema della difesa della vita, ad esempio, mentre i gruppi pro-life hanno preso la parola, le associazioni LGBT si sono alzate e hanno lasciato la sala in segno di protesta. Non solo. Come riporta C-Fam, in concomitanza con l’evento, si è svolta a Santo Domingo una marcia di preghiera per la vita (nel Paese – lo ricordiamo – l’aborto è vietato ma le pressioni perché venga introdotto sono tante). Ebbene, l’ambasciatore degli Stati Uniti, noto omosessuale, con grande tatto diplomatico ha bollato i partecipanti come omofobi e seminatori d’odio... E ha di fatto paragonato i pacifici marciatori all’attentatore islamico (e pure gay) di Orlando. È evidente, dunque, che i realtà il massacro avvenuto in Florida ha favorito l’agenda LGBT, come ha denunciato l’avvocato Neydy Casillas, esponente di Alliance for Defending Freedom

Come se non bastasse, l’Organizzazione degli Stati Americani ha cercato di pilotare in senso LGBT l’Assemblea, imponendo i moderatori delle singole sessioni e limitando la partecipazione dei membri delle associazioni della società civile presenti all’evento. Ufficialmente per... motivi di spazio. In realtà per imbavagliare gli oppositori della dittatura arcobaleno.

Le organizzazioni pro-vita e pro-famiglia, però, non si sono lasciate intimidire e sono comunque riuscite a far approvare una dichiarazione – presentata da un ragazzo di 18 anni – in cui hanno chiesto di lasciare autonomia ai vari Paesi su temi tanto importanti come questi e hanno ricordato che l’unica famiglia meritevole di riconoscimento legale è quella naturale, formata da un uomo e una donna. Inoltre, hanno sollecitato la difesa della vita dal concepimento alla morte naturale.

Oltre a ciò, però, alla fine sono passate anche risoluzioni volte a promuovere aborto e agenda omosessualista. In particolare, l’Assemblea ha condannato quegli Stati che ancora si ostinano a difendere la vita innocente e la famiglia naturale. Nonostante le minacce, però, si tratta di dichiarazioni assolutamente non vincolanti. E, salvo pressioni più o meno occulte, l’auspicio è che il mondo latinoamericano conservi ancora un relativo buon senso su tali questioni.

Federico Catani


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