La procedura di fecondazione artificiale (impropriamente chiamata “procreazione medicalmente assistita”) è di fatto permessa in un paese come la Polonia, in quanto manca un quadro giuridico chiaro.
In passato, su questo tema, ci sono già stati rilevanti momenti di tensione tra la Chiesa e il Governo polacco. Adesso molti chiedono di “regolare” il fenomeno, in particolare dopo un caso avvenuto in un ospedale polacco in cui, a causa di un fortuito scambio di ovuli, una donna diede alla luce un bambino che in realtà era figlio genetico di un’altra donna.
Un disegno di legge, proposto dal partito al governo “Piattaforma Civica”, intende permettere alle coppie sposate, che abbiano tentato di concepire naturalmente per un anno, di accedere alla tecnica di fecondazione. Inoltre si prevederebbe un’età limite per le donne di 35 anni. Infine il disegno di legge vieterebbe comunque la vendita e distruzione di embrioni umani e la loro clonazione. Il primo ministro polacco Ewa Kopacz ha dichiarato che “l’attuale mancanza di un quadro giuridico per la fecondazione in vitro è moralmente ambigua e, da un punto di vista medico, potenzialmente pericolosa”.
Ci permettiamo di dare un consiglio al primo ministro, proprio per sciogliere quella “ambiguità morale” derivante dalla mancanza di un quadro giuridico e per eliminare i pericoli che si pongono dal punto di vista medico (non solo per la donna, ma soprattutto per il concepito): appoggi un disegno di legge che vieti espressamente (e sanzioni in modo effettivo) ogni forma di fecondazione in vitro. In questo modo si farà chiarezza e quelle pratiche lesive di diritti fondamentali di essere umani saranno condannate dallo Stato (che così non sarà moralmente responsabile dei mali connessi alla FIVET) e conseguentemente scoraggiate e ridotte in numero. Solo così si eviteranno eventuali “scambi di ovuli”. Solo così si eviterà la “vendita e distruzione di embrioni umani” che la proposta di legge (ipocritamente) vorrebbe vietare: la FIVET, come abbiamo ricordato anche di recente, porta alla morte più del 90% degli embrioni concepiti con quella tecnica.
Redazione