20/05/2015

La Questione Omosessuale – Parte prima.

Il tema dell’attrazione omosessuale, intesa come attrazione prevalente e persistente per persone dello stesso sesso, è diventato difficile da affrontare in maniera corretta, data l’elevata politicizzazione cui è stato sottoposto l’argomento.

Nel momento in cui considerazioni di natura politica entrano nelle procedure scientifiche che mirano alla comprensione dei fenomeni umani e sociali, diventa difficile, se non impossibile, riuscire a creare una piattaforma condivisa poiché ogni ricerca sarà controbilanciata da qualche altra analoga e contraria.

In questa situazione, gli studi, anche quelli più seri, finiscono con l’essere annullati lasciando così lo spazio decisionale alla politica che ha il compito di normare i fenomeni sociali in accordo con la visione di riferimento, indipendentemente dal supporto derivante dall’ambito scientifico, che viene così annullato.

Questo è il meccanismo posto alla base della visione del mondo “politically correct” che si pone in netto contrasto con una valutazione della realtà basata sul principio di oggettività e non contraddizione. Ed è questa anche la ragione per la quale, in questa sede, il tema verrà trattato in modo da mettere in risalto non tanto i risultati delle numerose ricerche pubblicate sull’argomento, inficiate dal clima politico, ma unicamente considerazioni che mirano a ristabilire una visione semplificata del fenomeno in base a considerazioni basilari di natura anatomo-fisiologica.

BludentalLe basi fisiologiche della sessualità umana sono state oscurate dalla cortina fumogena che circonda il tema dell’omosessualità e ciò impedisce la corretta impostazione del dialogo nel campo specifico, anche se ciò non significa che le pure nozioni di biologia siano, da sole, in grado di spiegare la complessità di questo fenomeno umano e sociale.

E’ forse il caso di ricordare, anche, come l’essere umano sia un mistero nella sua complessità e come si illuda chi crede di riuscire a racchiudere in una formula il segreto dei comportamenti che sono sempre il frutto di molteplici elementi. Come tutti i comportamenti complessi, anche l’attrazione per persone dello stesso sesso è multifattoriale, non è né esclusivamente biologica, né esclusivamente psicologica o ambientale, ma il risultato di una mistura difficile da quantificare di diversi fattori che intervengono in fasi critiche dello sviluppo: genetici, ambientali, culturali, oltre che il frutto di scelte individuali.

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E’ questa la ragione per la quale è preferibile parlare di persone con orientamento omosessuale, piuttosto che di omosessualità in senso lato, dato che le motivazioni che inducono una persona a privilegiare un comportamento rispetto ad un altro sono molteplici e difficilmente omologabili in una unica formulazione, pertanto ogni persona con orientamento omosessuale ha una sua storia e una sua motivazione che vanno comprese individualmente.

Note di storiografia

Le persone omosessuali non sono una novità nel panorama sociale, rappresentano una realtà che è sempre esistita e sempre esisterà, quello che muta, nel corso del tempo, è la lettura che di questo fenomeno viene data e la reazione proveniente dalla società.

Nel passato l’argomento è stato inquadrato come una perversione dell’istinto sessuale, non senza una qualche ragione, poiché l’istinto sessuale rappresenta il mezzo indispensabile per ottenere il fine della conservazione della specie, ed è indubbio che l’apparato sessuale e riproduttivo abbia come scopo finale quello della procreazione. Se poi si dà uno sguardo all’anatomia e alla fisiologia del corpo umano si può notare l’esistenza di un apparato sessuale e riproduttivo (maschile e femminile diversi e complementari) e di un apparato gastro-enterico (uguale nei due sessi) che hanno, evidentemente, funzioni diverse dando una spiegazione del perché l’omosessualità, nel caso specifico maschile, ma a maggior ragione femminile, sia stata considerata uno snaturamento della fisiologia umana.

Data la connotazione moralmente negativa del termine perversione, il segno di una maggiore tolleranza sociale nei confronti di questa realtà si è avuto nel momento in cui si è passati alla sua medicalizzazione, vale a dire l’inquadramento del fenomeno come un disturbo dell’istinto sessuale che andava corretto con l’intervento della medicina o della psicologia.

Un passo ulteriore e decisivo verso l’accettazione sociale delle persone omosessuali si è avuto nel momento in cui l’omosessualità è stata inquadrata non più come una patologia ma come una scelta di vita individuale, in una visione più “liberal” della società in cui ciascuno è libero di scegliere la modalità con cui ottenere la propria gratificazione sessuale.

Sono state le “scienze comportamentali” che hanno stabilito l’inesistenza di deviazioni sessuali, ma solo diversi stili di vita. Secondo alcuni psicologi specialisti del settore, se gli esseri umani fossero lasciati liberi di esprimere il loro orientamento sessuale, la cultura cambierebbe e ogni comportamento verrebbe accettato dalla società e considerato normale. Secondo questa visione culturale i diversi stili di vita rappresentano solo una questione di definizione sociale, per cui alcuni comportamenti sono ritenuti accettabili mentre altri sono condannati, dimenticando che l’anatomia e la fisiologia non sono dettagli insignificanti del corpo umano che possono essere facilmente accantonati.

A questo punto diventa utile anche chiarire il significato del termine gay. Il movimento gay era nato, insieme alla rivoluzione sessuale, alla fine degli anni ’60, e l’essere gay significava un modo di essere allegro e spensierato che era proprio delle persone omosessuali ed era diventato anche la sigla politica di una parte del mondo progressista che intendeva rivendicare la liberazione dell’umanità dagli “stereotipi” della sessualità binaria. La gaiezza del movimento di liberazione omosessuale entrò in crisi negli anni ’80 nel momento in cui emerse la realtà che la liberazione sessuale prevedeva dei prezzi da pagare: l’epidemia di AIDS che riguardava principalmente il mondo gay e quello della tossicodipendenza.

Il presupposto della gaiezza dovette essere abbandonato anche quando le persone con orientamento omosessuale iniziarono a rivendicare il diritto ad avere dei figli e a essere considerati “famiglia”. A quel punto Gay non era più considerato come un simbolo di gaiezza, ma era diventato: Good As You, secondo i criteri dell’uguaglianza imposta dal mondo politicamente corretto e scientificamente molto discutibile.

Anche l’impostazione culturale liberal non era però riuscita nel compito di far sì che le persone omosessuali fossero considerate “normali” agli occhi del vasto pubblico. Per raggiungere l’obiettivo della piena accettazione dell’omosessualità, negli anni ’90 era fiorita tutta una letteratura “scientifica” in cui si affermava che le persone omosessuali nascono come tali e, pertanto, l’omosessualità era un fatto “naturale”, esattamente come l’eterosessualità. L’essere omosessuale, a quel punto, era diventato un dato costitutivo della persona e non un comportamento di cui ciascuno è chiamato a rispondere. Anche se gli studi successivi hanno negato la validità scientifica della “born gay theory”, rientrando perfettamente nel gioco di delegittimazione reciproca, c’è un elemento che deve far riflettere su questo tipo di impostazione del fenomeno.

Mentre per gli omosessuali maschi veniva invocata la “born gay theory”, come giustificazione biologica del loro modo di essere, per quel che riguarda l’omosessualità femminile la posizione veniva radicalmente cambiata per cui lo slogan portato avanti era diventato: “biology is not destiny”, dunque l’esatto opposto. Questa incongruenza delle posizioni derivava dal semplice fatto che alla base delle ricerche condotte non c’era il desiderio di scoprire le leggi di natura, e il tentativo di comprendere anche il perché delle sue devianze, i ricercatori impegnati nel settore erano mossi unicamente da un fine di natura politica utile per far avanzare le loro rivendicazioni sociali.

continua domani

La Rosa Bianca

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