Qui fanno tutti un po’ come gli pare: è di ieri la notizia che la Questura di Pordenone ha riconosciuto un matrimonio gay rilasciando la regolare carta di soggiorno al coniuge straniero del cittadino italiano, l’Avvocato Furlan –responsabile legale, peraltro, dell’Arcigay Friuli.
Il Ministero dell’Interno nel 2012, con una circolare dell’allora Ministro montiano, Cancellieri, aveva aperto a questa possibilità per coppie che hanno celebrato il proprio matrimonio gay all’estero.
Intervistato dalla stampa locale, Furlan spiega i prossimi passaggi a cui intende andare incontro: trascrizione all’anagrafe e pretendere –per ragioni di equità- l’istituzione delle nozze paritarie anche in Italia in quanto, afferma: “Non capiamo come la Questura possa riconoscerci un diritto e lo Stato fingere che il nostro matrimonio non esista”.
Sarebbe necessario un intervento chiaro e deciso del legislatore che ponga fine al caos in cui siamo precipitati. Andrebbe impedito che qualunque ufficio o potere dello Stato (prima i Sindaci, ora i Questori) decida da sé, in modo più o meno discrezionale e disomogeneo, violando apertamente i principi fondamentali della Costituzione e del diritto civile che ancora – formalmente? – sanciscono che la famiglia è una società naturale e che il matrimonio è tra un uomo e una donna.
Redazione