Mario Adinolfi è stato oggetto dell’ennesimo attacco –anche se, quando qualcosa diviene quotidiana è anche difficile comprenderne l’ordine cronologico- per aver osato criticare la pratica dell’utero in affitto prendendo come esempio l’On. Sergio Lo Giudice ed il suo compagno.
Le accuse arrivano dai soliti noti, il più scontato dei quali è Franco Grillini che, in una nota stampa, arriva a dire che Adinolfi vivrebbe in uno stato di “ossessione familista e antigay”, cosa che –sempre a suo dire- è destinata a morire in quanto sarebbe “solo questione di tempo e non ci sarà più nessuna differenza tra famiglie gay e famiglie etero.”
Fin qui l’ideologia, poi la meschinità: l’ex presidente di Arcigay e transitante in una serie di partiti (Pdup, Pds, Ds, Partito Socialista, Italia dei Valori, Diritti e Libertà) accusa Mario Adinolfi di cavalcare queste battaglie per lucrarci sopra.
Il che, se una persona arrivasse a collegare un neurone all’altro, ha dell’assurdo considerato che il libro su cui Adinolfi dovrebbe “campare” –Voglio la Mamma- è stato messo on line a distribuzione gratuita per volere dello stesso autore, a disposizione di tutti coloro che non riescono ad acquistarlo.
Pronta la risposta a Grillini da parte dell’interessato: “Detto da loro, che dell’esser gay han fatto carriera e stipendio da politici, ovviamente a spese di voi contribuenti. Che coraggio.”
Di fatto stiamo parlando di tutta una serie di persone –Grillini, Lo Giudice, Viotti- che hanno costruito la loro redditizio lavoro sulle proprie inclinazioni sessuali, percependo lauti onorari con denaro pubblico (dai 13.000 ai 15.000 euro al mese) per continuare a infangare coloro che contestano la compravendita di un bambino.
Redazione