Certamente uno dei nuovi dati delle prossime elezioni politiche è la presenza di numerosi esponenti di primo piano dell’associazionismo cattolico, tra i candidati del centro sinistra. Invece, ad oggi, è ancora da capire quanto spazio verrà dato ai cattolici nel centro destra.
Un fatto è però certo: nessuno dei nuovi candidati pro life cattolici del centro sinistra – almeno per quanto ho potuto verificare io – ha espresso un’opinione in merito alla sentenza della Suprema Corte, che introduce l’affidabilità dei bimbi alle coppie omosessuali.
Eppure quanto fatto da questo organo dello Stato è profondamente rilevante, perché colpisce la famiglia, ossia: “Il luogo autentico in cui si trasmettono le forme fondamentali dell’essere persona umana” (Benedetto XVI, Presentazione degli auguri natalizi alla Curia Romana, 21.12.12).
Pertanto, siamo di fronte ad un silenzio che lascia un rumore sordo e sinistro.
Forse, l’odierna guerra psicologica – cioè una guerra che opera quotidianamente, in modo incruento, a livello della mentalità sociale e per mezzo della quale si fanno ritenere determinanti, per il bene comune, solo gli aspetti economici, ma il cui scopo celato è quello di preparare un cambio antropologico, una variazione strutturale – ha addormentato i vari politici pro life che a diverso titolo sono “saliti” o “scesi” nel campo politico.
Infatti, dai vari Andrea Riccardi, Mario Marazziti, Mario Giro (Comunità di Sant’Egidio), Andrea Olivero (Acli), Mario Mauro (CL), Luigi Marino (Confcooperative), Giorgio Guerrini (Confartigianato), Luigi Romano, Gian Luigi Gigli (Scienza e Vita), Mario Sberna (Associazione famiglie numerose), Edoardo Patriarca (già portavoce di Scienza & Vita e Segretario del Comitato Scientifico e Organizzatore delle Settimane Sociali dei Cattolici Italiani) non abbiamo sentito nulla in merito a questo.
Nel fronte opposto del centro destra, si sono levate le poche voci contrarie dei soliti: Polledri (LNP), Pagano, Roccella, Saltamartini, Quagliariello, De Lillo, Gasparri.
Per capire la gravità della cosa è necessario entrare nel merito di quanto è avvenuto. Come è noto, la I Sezione Civile della Suprema Corte con la sentenza n. 6011 del’11 gennaio 2013, ha rilevato che è tutta da dimostrare la dannosità di un contesto famigliare omosessuale per lo sviluppo psico-sociale ed educativo di un bimbo.
La natura ideologica di questa deliberazione è mostrata dall’esistenza di studi scientifici che dimostrano quali difficoltà e ferite – sia sotto il profilo psicologico che socio-educativo – rechi ad un un bambino l’essere cresciuto da persone dello stesso sesso legate da un rapporto omosessuale.
Si tratta, in realtà, di un pronunciamento giurisprudenziale che tutela i “grandi”, i desideri della coppia omosessuale, ma non i diritti del bimbo, che è così legalmente assoggettato ad una relazione non duratura, come sono appunto quelle omosessuali, e privato della complementarietà affettiva che i genitori esprimono nei ruoli naturali di padre e madre.
La visione solo ideologia, insita di questa tesi giuridica, è rilevata proprio dal fatto di non tenere conto né dei dati naturali, né di quelli scientifici. In realtà, ciò che si contesta con questa decisione è appunto la convinzione che seguire il sentiero tracciato dalla natura, avvallato dalla storia e da duecento anni di scienze psicologiche, sarebbe solo un pregiudizio.
Il pronunciamento della Suprema Corte rivela in modo preciso le modalità con le quali si cerchi di smantellare questo tesoro di vita che è la nostra cultura: si riconosce come rilevante giuridicamente il principio relativistico, per il quale non esiste una verità definitiva, ma tutto è opinabile, perché nulla vi sarebbe di costituito, in quanto l’uomo decide su tutto, anche sulla propria natura che ha ricevuto e non si è dato.
Quindi, compito della legge non sarebbe più quello di proteggere delle verità generali e assolute, ma di permetterne sempre nuove, secondo i gusti della “maggioranza”.
Mi pare che questo trovi riscontro nel fatto che la Corte di Cassazione, nonostante abbia per mandato costituzionale il compito di assicurare l’esatta osservanza e l’uniforme interpretazione della legge, ha, nel caso di specie, stravolto l’art. 29 della Costituzione – per il quale la famiglia è la società naturale fondata sul matrimonio – legittimando, di fatto, la “famiglia” omosessuale.
La gravità di questo silenzio dei politici cattolici, si manifesta in un appoggio diretto, seppur forse non del tutto consapevole, alla contestazione della propria natura da parte dell’uomo, che in questo modo misconosce il Creatore, la dualità dei generi, la famiglia, la prole e così facendo perde il suo senso, perde la sua dignità. Visto che, “Solo nel dono di sé l’uomo raggiunge se stesso e solo aprendosi all’altro, agli altri, ai figli, alla famiglia, solo lasciandosi plasmare nella sofferenza, egli scopre l’ampiezza della persona umana” (Ibidem).
Grazie a questi silenzi e al sostegno aperto o velato alla filosofia gender, ci troveremo a convivere con leggi che stravolgono la verità e la realtà e che, in molti casi, faranno si che la verità diventi un delitto.
Questi cattolici del centro sinistra e quei cattolici silenti e accomodanti del centro destra, che fanno compromessi sui valori, non sono purtroppo quella nuova generazione di cattolici impegnati in politica di cui tanto abbiamo bisogno, perché continuano a sbagliare ritenendo prioritari i temi economici su quelli antropologici, dei quali la cultura gender è la più pericolosa.
di Cristian Ricci – Presidente Scienza & Vita Pontremoli, Lunigiana