Un altro studio americano ha scoperto che i genitori di sesso diverso sono migliori di quelli dello stesso sesso. Aspettatevi i fuochi d’artificio. La teoria ” nessuna differenza ” viene colpita ancora ...
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Una nuova ricerca
Una nuova ricerca ha appena lanciato una bomba nell’ambito della questione già di per sé incendiaria della genitorialità omosessuale. Scrivendo sul British Journal of Education, Society & Behavioural Science, una rivista peer-reviewed, il sociologo americano Paul Sullins arriva a dire che i “problemi emotivi [sono] maggiori per i bambini con genitori dello stesso sesso rispetto a quelli con genitori di sesso opposto addirittura con una incidenza più che doppia”.
Il dottor Sullins afferma fiducioso:
“non è più lecito affermare che nessuno studio ha trovato i bambini che vivono in famiglie omogenitoriali svantaggiati rispetto a quelli in famiglie eterosessuali.”
Questo provocatorio rifiuto dell’ipotesi “nessuna differenza” sicuramente provocherà vespai e discussioni alla Corte Suprema che in America sta studiando in questi giorni gli argomenti a favore e contro il matrimonio omosessuale. Sarà impossibile ignorarlo per i critici, in quanto si basa un campione più ampio rispetto a quelli di qualsiasi altro precedente studio – 512 bambini con “genitori” dello stesso sesso; dati tratti dal Interview Survey National Health. I problemi emotivi rilevati sono molteplici, compresi comportamenti scorretti, preoccupazioni, depressione, rapporti difficili con i coetanei e incapacità di concentrarsi.
Dopo aver snocciolato ed analizzato i numeri, il dott. Sullins ha trovato che i genitori di sesso opposto riescono a fornire un ambiente migliore dove vivere e crescere. “La filiazione biologica distingue fortemente ed in modo univoco i risultati tra bambini che vivono con genitori di sesso opposto e quelli che vivono con genitori dello stesso sesso”, scrive.
Come lui stesso fa notare, questo risultato ha implicazioni immense per la politica pubblica. Il modello Elton John/David Furnish di elargire amore e caramelle ai figli avuti da madri tramite l’utero in affitto non funziona. Gettando quindi il guanto di sfida ai sostenitori del matrimonio omosessuale, Sullins sostiene che “il vantaggio principale del matrimonio per i bambini non può essere il fatto di presentargli genitori migliori (più stabili, finanziariamente benestanti, ecc), ma di presentargli i “propri genitori“.
In ultima analisi il riconoscimento del matrimonio tra persone dello stesso sesso, ovvero il riconoscimento giuridico e sociale delle partnership di gay e di lesbiche, non riduce il rischio di problemi emotivi. “Le due forme di famiglia continueranno ad essere fondamentalmente diverse, nonché ad avere contrastanti effetti sulla componente psicologica del benessere del bambino”.
Precedenti ricerche
Fino a poco tempo fa quasi tutti gli studi sulle famiglie omogenitoriali erano stati condotti con piccoli numeri a disposizione. In un’analisi di 49 studi, nel 2010, un ricercatore ha scoperto che la dimensione media dei campioni era di solo 39 bambini. Solo quattro di questi utilizzavano campioni casuali; gli altri erano stati selezionati contattando direttamente le associazioni di gay e di lesbiche. Un ambizioso studio del 2012 condotto da Mark Regnerus, dell’Università del Texas a Austin, era riuscito ad identificare solo 39 giovani adulti che avevano vissuto con una coppia dello stesso sesso per più di tre anni; 39 su 2,988 casi.
Per i ricercatori, è un enigma. Il numero di bambini allevati da coppie dello stesso sesso è così piccolo – 0,005 per cento delle famiglie americane con bambini – che riuscire a catturare un campione casuale tra questi è come trovare un ago in un pagliaio. Così il risultato portato a casa da Sullins di 512 bambini, pur essendo relativamente piccolo, rende lo studio del sociologo americano un contributo importante.
Il docente universitario ha esaminato inoltre se altri fattori avrebbero potuto spiegare la differenza di benessere emotivo. Secondo la sua analisi nessun altro fattore dà una spiegazione esaustiva delle differenze riscontrate.
Un fattore che ha preso in considerazione è l’instabilità. I bambini non prosperano in ambienti instabili. I genitori gay e lesbiche tendono ad affittare piuttosto che possedere le proprie case, questo provoca il trauma di dover sgomberare e successivamente reinsediarsi in un’altra casa. Questo fattore può anche indicare che i genitori sono meno stabili nei loro rapporti. Anche il disagio psicologico dei genitori è associato ad un aumentato rischio per i bambini di avere problemi emotivi. Neanche queste motivazioni però possono spiegare tutte le differenze.
La spiegazione più ampiamente accettata di scarsi risultati emotivi e comportamentali tra i bambini in famiglie omosessuali è l’omofobia. I sostenitori della genitorialità omosessuale attribuiscono scarso benessere emotivo a causa della stigmatizzazione. Questi ragazzi sono danneggiati, si dice, perché sono stati presi di mira, presi in giro e rese vittime di bullismo. Se i loro coetanei fossero meno omofobici, le cose sarebbero diverse.
Ma Sullins respinge questa affermazione.
“Contrariamente a quanto presupposto in questa ipotesi, i bambini con genitori di sesso opposto sono più spesso vittime di bullismo rispetto a quelli con genitori dello stesso sesso.”
Cos’altro ci dice lo studio di Sullins?
Non tutti i bambini che vivono in famiglie omogenitoriali saranno sicuramente danneggiati:
“La maggior parte dei bambini nella maggior parte delle famiglie raggiungono un livello di funzione psicosociale non caratterizzata da gravi problemi emotivi.”
Per fortuna molti bambini riescono (almeno in parte) a neutralizzare o superare gli effetti negativi legati di per sé alla situazione familiare (si noti però che parliamo dei soli problemi emotivi). Tuttavia questa è comunque di per sé produttiva di svantaggi per i bambini, ed è ingiusto esporre i bambini ad un così grande rischio (per fare un esempio: guidare in stato di ebbrezza non porta sempre a un incidente mortale, ma rimane un fatto di per sé pericoloso e immorale).
I suggerimenti conclusivi di Sullins per ulteriori ricerche sono quelli di “aprire gli occhi”.
Sui media e nelle aule dei tribunali, gli studi precisi e meticolosi sono stati pochi e lontani tra loro nel tempo e rimangono molte questioni dibattute. Le famiglie omogenitoriali pregiudicano diversamente i bambini più piccoli rispetto agli adolescenti? I bambini adottati se la cavano alla stessa maniera di quelli nati da inseminazione artificiale o da utero in affitto?
Queste sono domande che bisognerà porsi; chi avrà il coraggio di rispondere?
Paul Sullins è professore presso l’Università Cattolica d’America.
Traduzione ed adattamento a cura della Redazione
Fonte: MercatorNet