14/10/2024

La testimonianza di Luka Hein a Roma: «Crudele dire a qualcuno che è nato nel corpo sbagliato. Da medici responsabilità più grande»

«Ingannata. Spinta in una strada rischiosa, in un vero e proprio dirupo, verso un obiettivo che in realtà era una soluzione troppo semplice e sbrigativa ma soprattutto dannosa». E’ la testimonianza shock di Luka Hein, la destransitioner originaria del Nebraska che in queste settimane sta portando la sua storia in giro per l’Italia con il tour "INGANNATA - Perché nessuno è nato nel corpo sbagliato. Nemmeno io”, organizzato da Pro Vita & Famiglia onlus e che ieri si è svolto a Roma, presso il Teatro Italia, alla presenza di oltre 300 persone, nonostante si sia resa necessaria la presenza delle forze dell’ordine a presidiare il teatro dopo il tentativo, fallito, di boicottaggio di chi si è iscritto all’evento con nomi falsi.

«Ai miei disagi da adolescente, alla mia confusione, alle mie paure – ha spiegato Luka nel corso dell’incontro – la comunità Lgbt ha risposto con l’inganno, ha risposto con la dittatura del pensiero unico, con l’unica e sola strada dell’ideologia gender senza neanche ipotizzare per me alternative o strade diverse da quella della transizione di genere. Ecco dunque che attivisti, medici faziosi e quelli che credevo amici mi hanno spinto a cambiare genere, ad assumere farmaci, ad arrivare alla doppia mastectomia addirittura a 16 anni e hanno letteralmente ricattato i miei genitori, facendo loro credere che se non fossi diventato un uomo sarei finita per essere una donna morta, magari forse suicida. Tutto ciò è capitato a me ma succede quotidianamente a migliaia di giovani, vittime dell’approccio affermativo».

Luka (è suo il vero nome, negli Usa è usato sia per gli uomini che per le donne, come accade in alcuni Paesi europei per “Andrea”), è nata in Nebraska, negli Stati Uniti, nel 2002, e a causa della depressione e confusione dovuti principalmente al divorzio dei genitori, inizia a sentire un “disagio identitario” a circa 13 anni. A 14 gli viene prescritta una pillola anticoncezionale ormonale per interrompere il ciclo mestruale, a 15 anni inizia la “transizione sociale” cercando di coprirsi il seno fasciandolo e a 16 anni, appunto, arriva il primo intervento chirurgico con una doppia mastectomia e poi, qualche mese, inizia ad assumere il testosterone. Lo farà ininterrottamente per quattro anni finché, a 20 anni, non decide di tornare indietro. Decide di farlo perché capisce che quella non era stata la strada giusta, perché non aveva trovato nessun sollievo, non aveva in alcun modo risolto i suoi disagi, perché comprende che da ragazzina non poteva decidere per il suo futuro, ma da adulto – invece – diventa consapevole che «non nasciamo mai nel corpo sbagliato, ma siamo il nostro corpo».

La testimonianza di Luka è stata accompagnata dai saluti iniziali di Antonio Brandi, presidente di Pro Vita & Famiglia e la moderazione di Maria Rachele Ruiu, portavoce della Onlus; con gli interventi di Costanza Miriano, giornalista e blogger; Don Riccardo Cendamo, sacerdote impegnato nella pastorale giovanile e il messaggio video di Roy De Vita, medico e primario dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Roma “Regina Elena”.

«Con questa campagna vogliamo portare la voce della verità nel dibattito italiano, totalmente dominato dall’incauto approccio “affermativo”» ha spiegato Antonio Brandi, presidente di Pro Vita & Famiglia onlus. «Sono infatti migliaia in tutto il mondo e anche in Italia i giovani confusi, disorientati, che vivono i fisiologici disagi dell’adolescenza ma che hanno come unica e sola risposta quella della propaganda Lgbtqia+. La società risponde loro con una quantità impressionante di menzogne, che possono essere riassunte nell’inganno maggiore: “sei nato nel corpo sbagliato, per essere felice devi cambiare sesso”. Il web e i social network - ha proseguito Brandi - sono letteralmente sommersi di video, immagini, articoli, testimonianze e altri contenuti promossi da influencer e attivisti gender che esaltano l’assoluta fluidità di genere e la più disordinata promiscuità sessuale. Ecco, con la scioccante storia di Luka Hein vogliamo smentire tutto questo, dire la verità a tutti, svelare l’inganno che ogni giorno attacca sempre più adolescenti e aiutare anche l’Italia ad arginare questa tragica deriva ideologica».

Luka ha dunque raccontato la sua storia e portato la sua testimonianza intervistata da Maria Rachele Ruiu, che ha così coinvolto anche gli altri relatori introducendo tematiche quali la teoria gender e la carriera alias nelle scuole, il problema dei social network sempre più presenti e che stravolgono la vita di bambini e adolescenti, la questione clinico-medica, il tema delle differenze e ricchezze tra uomini e donne.

Sul tema medico è appunto intervenuto – con un video messaggio perché impossibilitato ad essere presente all’ultimo minuto – Roy De Vita, che ha ricordato l’assurdità e la pericolosità di far sottoporre i minori a interventi chirurgici che di fatto sconvolgono il loro corpo e dopo i quali è impossibile tornare indietro, così come ha spiegato che mai nessun intervento chirurgico, neanche il migliore e perfettamente riuscito, potrà mai replicare perfettamente e senza conseguenze la creazione di una parte del corpo umano, specialmente le parti intime e gli organi genitali e riproduttivi.

Dal canto suo Costanza Miriano ha ribadito le differenze, che sono però ricchezze, tra il maschile e il femminile, tra gli uomini e le donne. «Soprattutto nell’adolescenza – ha spiegato – si vive uno stato molto tumultuoso, che però fa sì che sia impossibile prendere decisioni giuste, consapevoli, adatte per poi essere valide per tutta la vita. Ecco perché i giovani vanno seguiti, accompagnati, ascoltati ma di certo non completamente assecondati su qualsiasi cosa vogliano o percepiscano».

Don Cendamo, invece, ha posto l’attenzione sul valore delle persone. «Un tempo – ha spiegato – si parlava di individui, solo per il bene materiale che potevano portare o meno alla società. Con il cristianesimo abbiamo iniziato a concepire l’antropologia basata sulla persona, dunque sul valore che ognuno di noi ha per ciò che è, non per ciò che deve per forza essere. Il più grande errore che fa la società attuale – ha sottolineato – è quello di decontestualizzare, spacchettare ogni cosa, anche il proprio corpo spacchettato dall’essere, dalla persona stessa» e si finisce così per avere delle aberrazioni come la fluidità sessuale o la transizione.

Infine, la denuncia che è anche un appello arrivato da Luka. «La maggiore responsabilità della mia storia – ha detto, non senza commozione – la do ai medici, perché a differenza di altri dovrebbero perseguire sempre e solo il “non fare male” e guardare i problemi e i disagi in modo distaccato. Il fatto che non l’abbiano fatto ma che mi abbiano spinto verso la transizione senza indagare i miei problemi e la mia confusione è la responsabilità più grande e grave».

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