In Inghilterra l’odio e la violenza dei collettivi trans non conosce limite. Alcuni giornalisti e attivisti trans sono arrivati a pubblicare l’indirizzo di casa di J. K. Rowling, esponendo lei e la sua famiglia a una valanga di minacce di morte.
L’autrice di Harry Potter è da tempo nel mirino degli attivisti Lgbt per aver preso le difese di diverse donne licenziate o isolate per aver contestato il cuore dell’ideologia gender, ovvero l’identità di genere fluida che permetterebbe a un uomo di dirsi ‘donna’ anche se - in realtà - non lo è.
La Rowling ha coraggiosamente ingaggiato una mite e pacifica battaglia culturale, fatta innanzitutto di tacita resistenza, contro l’eliminazione del sesso biologico quale parametro per distinguere tra uomini e donne.
Il ragionamento della scrittrice inglese è schiettamente progressista, e non fa una piega: le donne subiscono discriminazioni e violenze ovunque nel mondo in ragione del loro essere biologicamente femmine, tanto è vero che, ad esempio, in Asia centinaia di milioni di donne sono selettivamente sterminate nel grembo materno tramite aborto appena è visibile la coppia di cromosomi XX.
Se si elimina dal dibattito la rilevanza del dato sessuale biologico e lo si sostituisce con quello fittizio dell’identità di genere, si smetterà di considerare quelle discriminazioni e quelle violenze come “contro le donne”, visto che “donne” saranno considerati anche individui di sesso XY — cioè uomini.
Il recente attentato trans alla incolumità della Rowling avviene proprio alla vigilia della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, che ricorre domani 25 novembre.
Sembra però che la Sinistra abbia ormai più a cuore la causa delle discriminazioni nominali verso gli uomini-che-si-sentono-donne piuttosto che quella delle discriminazioni carnali e reali delle donne che sono donne.
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