Qualche tempo fa il noto cantante Nek ha rilasciato un’intervista a Notizie Pro Vita.
Proponiamo ai nostri lettori questo articolo pubblicato sul mensile cartaceo, che meritava di essere letto e merita di non essere dimenticato.
Filippo Neviani, in arte Nek, è nato il 6 gennaio 1972 a Sassuolo, in provincia di Modena. Già all’età di nove anni ha i primi approcci con la batteria e la chitarra. Nella seconda metà degli anni Ottanta inizia a suonare con una band, il gruppo country Winchester, e poi con i White Lady. Nel ’92 debutta come solista con il suo primo album intitolato appunto “Nek”. Nel 1993 arriva terzo fra i giovani al Festival di Sanremo con il brano “In te”. Riceve diversi riconoscimenti di prestigio: nel ’94, con Giorgia, il Premio Europeo come miglior cantante giovane italiano. Lo strepitoso successo di “Laura non c’è” a Sanremo ’97 gli porta sei dischi di platino. Nel frattempo la sua notorietà varca i confini nazionali ed europei. Il suo quinto album, “In due” nel 1998 esce contemporaneamente in Europa, America Latina e Giappone, e riceve il premio dell’IFPI (International Federation of the Phonographic Industry) per aver venduto in Europa oltre un milione di copie di “Lei, gli amici e tutto il resto”. Nel 2005 vince il Festivalbar con “Lascia che io sia”. Con il suo decimo album (il nono d’inediti) intitolato “Nella stanza 26”, ha vinto il “Premio Lunezia – Poesia del Rock 2007”. Il suo ultimo album, “Filippo Neviani” è dedicato al padre, recentemente scomparso. I messaggi delle sue canzoni sono sempre positivi e coerenti con la sua visione della vita. Lo ringraziamo, quindi, della sua testimonianza che nel suo ambiente purtroppo è davvero controcorrente.
Il mondo della musica poprock sembra vivere cavalcando l’onda di un certo menefreghismo trasgressivo; raramente s’incontrano star che fanno outing sulla difesa dei cosiddetti principi non negoziabili (vita, famiglia, libertà di educazione), o sulla loro fede. Questi, si sa, sono temi scomodi, poco politically correct all’interno di un mondo che sembra sintonizzato su altre priorità e diritti. Eppure anche in un ambiente del genere c’è qualche seme di speranza.
Nek, è una star musicale internazionale che ha venduto milioni di dischi nel mondo e conserva il coraggio di essere veramente se stesso: non nasconde la sua fede cattolica, pur non sbandierandola ai quattro venti, ed è coerente con il suo pensiero su temi difficili come quello della vita, dell’affettività e di Dio. Per questo Notizie ProVita l’ha incontrato, partendo dal presupposto di quella canzone, “In te”, che possiamo considerare un po’ l’inno dei pro-life italiani (potete leggerne il testo in queste pagine, e dovete comprare il disco alla prima occasione!). Nek ha esordito a San Remo nel 1993 proprio con “In te”, brano che affronta il tema dell’aborto in modo molto efficace, dal punto di vista, troppo spesso trascurato, del padre.
Com’è nata quella canzone? E cosa ne pensi oggi, vent’anni dopo?
Quella canzone nacque dalla storia vera vissuta in gioventù dal mio paroliere. Una vicenda che lo fece soffrire non poco e che evidentemente gli ritornò alla memoria attraverso le note della canzone stessa. Oggi penso con estrema convinzione che la vita vada difesa e rispettata essendo il dono più grande che ci è stato donato. E’ un discorso complesso, ma al di là delle diverse esperienze, e rispettando quelli che professano diversi credo religiosi, sono convinto che, essendo beneficiari di un dono così grande, noi non abbiamo la libertà di decidere il destino di un altro individuo che, per altro, non può né intendere, né volere. Non possiamo decidere della vita altrui, non c’è concesso questo diritto e chi, invece, sostiene il contrario non fa che camuffare con la parola “libertà” un atto tanto estremo quanto terrificante. Questo è il mio punto di vista.
Spesso si ritiene che la difesa della vita, dal concepimento fino alla sua fine naturale, sia un fatto riservato a chi ha fede, in realtà anche la tua canzone ci dice che chiunque ama veramente non può non difenderla. In un certo senso questo rimanda a un’altra tua bellissima canzone: “Se non ami”. Cosa ne pensi?
A mio parere difendere e preservare la vita è un fatto riservato a tutti, nessuno escluso, e al di là della fede. Poi naturalmente chi è Cristiano, e soprattutto Cattolico, è chiamato in prima linea su questo piano in virtù di quello che ha professato e insegnato Gesù: “Non c’è amore più grande che dare la vita per gli altri”.
Anche tu sei padre. Che cosa ha significato per te l’arrivo di una creatura e cosa diresti a tanti giovani che vivono l’affettività come semplice divertimento?
L’arrivo di mia figlia Beatrice ha cambiato la mia vita… come credo la vita di tanti papà. Parlare ai giovani non è cosa semplice ed io non so se sono in grado di poter dare consigli, suggerimenti in merito. Posso dire che trattandosi di giovani è giusto che si comportino e che vivano la loro esistenza da giovani, nella gioia, perché quella è un’età che non torna. Si tratta di divertirsi nel modo giusto, s’intende. Perché poi quando è ora di prendersi delle responsabilità non ci dovranno essere rimpianti che potrebbero insinuarsi nella vita familiare. Perché poi avere e crescere un figlio è straordinario quanto delicato… non è uno scherzo.
Hai scritto una canzone che s’intitola “Hey, Dio”, e gli chiedi: “Cos’è quest’onda di rabbia” che sembra travolgere tutto? Cos’è per Filippo Neviani questa strana “onda di rabbia” e cosa c’entra Dio?
Dio è un padre al quale faccio domande. Un Padre che ascolta gli sfoghi di un figlio un po’ spaventato da questo mondo che sembra ammalato di tristezza, rabbia, malcontento generale, crisi interiori…. Questa rabbia è tutto quello che viene fuori dal nostro animo inquieto, reso così dall’assenza di un faro, di una guida, di Dio. Lui è gioia, amore, verità, libertà, rispetto, pazienza, condivisione, servizio, altruismo, perdono, ascolto…e tutto questo ci manca profondamente.
Con la tua musica sei riuscito a parlare dei temi della vita a tanti giovani che sembrano indifferenti. E’ vera questa indifferenza, oppure c’è brace sotto la cenere? Come riattizzare questo fuoco?
La musica è un buon attivatore di fuoco…credo che sotto, sotto, del buono ci sia. Servono gli esempi pratici, testimonianze vere. Il coraggio, per esempio, da parte di noi cristiani di mettere in pratica questa Fede che diciamo di avere, attraverso i sorrisi, la gioia e i fatti. Le opere, le azioni possono realmente cambiare qualcosa.
Dopo averlo conosciuto personalmente, dobbiamo dire che Filippo Neviani si è rivelato per quello che è: uno autentico. Parafrasando il titolo di una sua canzone diciamo che noi non dobbiamo difendere la vita come “angeli nel ghetto”, ma nella pubblica piazza, per far sentire con i fatti e le azioni che c’è un popolo che non si rassegna di fronte all’ingiustizia.
Lorenzo Bertocchi
Tratto da NotizieProVita n.8 – Settembre 2013 – Pag.12