07/11/2012

L’aborto dell’intelligenza

Narra un racconto anonimo che Una donna arrivò disperata dal suo ginecologo e disse: “Dottore, lei mi deve aiutare, ho un problema molto, ma molto serio... mio figlio ancora non ha ancora compiuto un anno ed io sono di nuovo incinta, non voglio altri figli in un cosi corto spazio di tempo, ma con qualche anno di differenza...”.
Allora il medico domandò: “Bene, allora lei cosa desidera che io faccia?”. La signora rispose: “Voglio interrompere questa gravidanza e conto sul suo aiuto”.

Il medico allora iniziò a pensare e dopo un lungo silenzio disse: “Per risolvere il suo problema penso di aver trovato il metodo meno pericoloso per lei”.
La signora sorrise pensando che il medico avesse accettato la sua richiesta.
Il dottore continuò: “Allora cara signora, per risolvere il suo problema e non stare con due neonati in un così breve spazio di tempo, uccidiamo questo che è fra le sue braccia, così lei potrà riposare per nove mesi finché avrà l’altro. Se dobbiamo uccidere, non fa differenza fra questo o quell’altro, anche perché sacrificare questo che lei ha tra le sue braccia è molto più facile, perché non ci saranno rischi per lei”.
La donna rimase molto più che disperata e disse: “No dottore, uccidere un bambino è crimine!”.

La donna aveva ragione: uccidere un bambino è un crimine. Sacrificare una Vita è un delitto. Non cercare di capirlo o, peggio, fingere di non capire e accantonare il problema è un’offesa all’intelligenza e uno spreco di dignità. La signora, nella fretta della paura e nell’amarezza della depressione, aveva scelto la strada apparentemente meno dannosa (per lei) e rapida, evitando, come molti fanno, di fare la prima cosa da fare: intus legere, “leggere dentro”.

L’”intelligenza”, l’analisi preventiva e previa di se stessi e delle conseguenze di ogni atto e decisione e il bilanciamento di costi e benefici morali e spirituali, prima che economici e materiali, delle proprie scelte, è ciò che rende liberi e, al tempo stesso, ci conserva uomini. E’ l’intelligenza che permette a Scienziati e volontari di approfondire temi e confini della Sindrome post-aborto a causa della quale se, dall’entrata in vigore della legge 194 nel 1978 sono stati abortiti circa 5 milioni di bambini, vi sono altrettanti mamme e papà che per tutta la vita subiranno, su di sé e sulle proprie famiglie, gli effetti drammatici di una scelta che non è affatto indolore né liberatoria: sofferenza, depressione, ansia, problemi mentali, disturbi del sonno, spesso cadute nell’alcool e nella droga, tentativi di suicidio, sicuramente solitudine.

E’ l’intelligenza onesta della Scienza  – non della religione, della Fede, ma della Scienza – che dimostra che l’embrione ha da subito uno sviluppo autonomo e continuo che gli fa esercitare, a meno di handicap e malattie, le azioni tipiche di ogni uomo. Che è lui a guidare la propria crescita senza alcun intervento esterno (nemmeno quello di sua madre che agisce solo dall’esterno, come continuerà ad agire quando sarà un neonato e poi un bambino), che la sua vita è priva di interruzioni che farebbero invece pensare che la sua esistenza inizierebbe da un dato momento in poi e non prima. La Biologia dimostra, incontrovertibilmente, che dal concepimento alla morte c’è un unico essere vivente che si evolve, cresce, cambia aspetto fisico e psicologico, ma è sempre lo stesso, come la persona anziana è completamente  diversa, nell’aspetto e nelle funzioni, dal bambino che era decine di anni prima, ma è sempre la stessa persona.

E’ l’intelligenza che spinge ogni giorno da anni i volontari dei Centro di Aiuto alla Vita ad assistere madri in difficoltà, sull’orlo di scelte drammatiche e drastiche, e i loro figli nascenti: secondo l’ultima relazione del Movimento per la Vita italiano, “nel 2010 e nel 2011 hanno accompagnato la nascita di oltre 20mila bambini, assistendo circa 28mila gestanti ed entrando in contatto con altre 40mila donne, con una rete basata esclusivamente sul volontariato” chiedendosi i responsabili “quali risultati si potrebbero ottenere se un simile compito fosse svolto dalle strutture pubbliche con tutta la loro capacità organizzativa”. Ed è la stessa intelligenza che porta il Movimento a denunciare che “l’ipotesi di una riduzione di interruzioni volontarie di gravidanza di circa 20 o 30mila nel 2011 rispetto al 1983 per effetto del crollo della natalità è tutt’altro che irragionevole, e non si tratta certo di un effetto benefico della legge 194. Il numero di aborti clandestini stimato dalla Relazione ministeriale (circa 15mila) è frutto di modelli matematici che non sono resi noti e verificabili, e per di più segue la tesi che al diminuire degli aborti registrati diminuirebbero anche quelli illegali, presupposto irragionevolissimo”.

L’intelligenza accompagna anche i Politici più lungimiranti di ogni Continente, mossi dalla certezza che la battaglia per la Vita è assai più importante della Politica, e i legislatori delle nuove misura di tutela della Vita nascente e della famiglia: in Illinois la Corte d’Appello ha approvato l’obiezione contro la pillola del giorno dopo; in Arizona i dati del Dipartimento della Salute hanno dimostrato che leggi restrittive hanno provocato la diminuzione del 7,3% di aborti rispetto allo scorso anno; Irlanda e Cile, dove l’aborto è illegale o strettamente limitato dalla legge, rivelano bassi tassi di mortalità materna; e lo scorso 23 Agosto la Corte Costituzionale della Corea del Sud ha stabilito per sentenza che «il diritto alla vita è il più fondamentale dei diritti umani» e che il diritto della donna di disporre del proprio corpo «non può essere invocato come superiore al diritto alla vita di un feto».

Ed infine – ma non certo da ultimo, bensì da fondamento – è l’intelligenza che ci distingue dal resto del mondo animale, che ci rende esseri pensanti e liberi, che ci propone una via “altra e alta” rispetto alle consuetudini del mondo e alle soluzioni di breve durata e nessun vantaggio. Quella che ci fa capire e sentire che la persona umana ha il privilegio del dono della Vita divina, che essa trascende le cose e la materia e che se rompe l’armonia con se stesso e le altre creature, distrugge la sua stessa umanità. Quella che fa dire a Paul Ryan, candidato repubblicano alla VicePresidenza degli Stati Uniti d’America: “Mi volete domandare, in sostanza, perché sono pro life? Non è semplicemente per la mia fede cattolica. Questo è, naturalmente, un elemento, ma è anche una questione di ragione e di scienza”. Di ragione e di scienza.

Il dottore del racconto rispose: “Anch’io la penso come lei, ma lei era tanto convinta che ho pensato di aiutarla“.
Dopo alcune considerazioni, il dottore capì che la sua lezione aveva fatto il suo effetto, e riuscì a far capire alla madre che non c’era la minima differenza fra il figlio tenuto in braccio e quello dentro del suo ventre. Sorrise e disse: “Ci vediamo fra una settimana per la prima ecografia e per sentire il cuoricino del fratellino“.

E’ l’intelligenza che salva la Vita. A meno di non abortire anche quella.

di Federica Mancinelli

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