Charlotte Dawson, modella e star televisiva molto famosa in Australia, si è tragicamente tolta la vita all’inizio di questo mese, dopo una lunga battaglia contro la depressione provocata da un aborto volontario avvenuto nel 1999.
A quell’epoca il marito era un campione di nuoto, Scott Miller, che in vista delle Olimpiadi del 2000 doveva concentrarsi sull’allenamento: non c’era posto per un bambino nella loro vita. Poi i figli non sono più venuti, e il matrimonio si è sfasciato. La stessa Dawson ha raccontato come l’esperienza dell’aborto sia stata un’esperienza devastante, di solitudine, da cui è scaturito il primo impatto con la depressione che l’ha perseguitata per più di 10 anni.
Pochi mesi fa una studentessa inglese è stata trovata morta impiccata in casa sua: Charlotte Coursier nel marzo dello scorso anno, con un aborto aveva “ucciso il suo bambino”: così diceva al suo ex fidanzato, convinto che Charlotte non è mai riuscita a superare il trauma che da sé, “liberamente” si era inflitta.
Eppure gli abortisti ancora asseriscono pubblicamente e sfacciatamente che la sindrome post aborto è “un mito”...
di Francesca Romana Poleggi
Articolo ripreso da http://liveactionnews.org/tragic-australian-actress-commits-suicide-after-years-of-depression-following-abortion/
e da http://www.lifenews.com/2014/02/27/british-student-hangs-herself-after-terrible-grief-following-abortion/