L’aborto legalizzato è largamente sponsorizzato come un beneficio per le donne, ma un’enorme collezione di dati medici e psicologici suggerisce il contrario. Così testimonia anche una nuova analisi, basata su ricerche lunghe decenni.
I risultati sono stati resi pubblici il 22 maggio all’Assemblea Mondiale della Sanità di Ginevra, dal Minnesota Citizens Concerned for Life Global Outreach (MCCL GO), ossia i “Cittadini del Minnesota impegnati per la vita, rete di sostegno globale” e dal Fondo benefico per l’educazione di National Right to Life (NRLC), una associazione non governativa con sede a Washington D.C.
Jeanne E. Head, Patrick Buckley e Scott Fischbach, che si trovano a Ginevra per introdurre le conclusioni delle ricerche, richiedono che venga nuovamente affermata la centralità della dotazione delle donne di trattamenti sanitari avanzati a favore della maternità.
“Le donne vengono esposte a numerosi rischi con l’aborto, legale o illegale che sia, e questi pericoli sono significativamente più grandi nei paesi in via di sviluppo” ha affermato Jeanne Head, infermiera, vicedelegata agli affari internazionali di National Right to Life e rappresentante presso le Nazioni Unite, “eppure alcuni nella comunità internazionale hanno concentrato le loro risorse principalmente sulla legalizzazione dell’aborto, a spese delle vite e della salute delle donne.”
“L’evidenza è schiacchiante: l’aborto è pericoloso per le donne” dice il direttore esecutivo di MCCL GO, Scott Fischbach. “L’aborto è per sua natura un’operazione violenta e dannosa”.
“Piuttosto che legalizzare o promuovere l’aborto, i governi dovrebbero promuovere e proteggere l’uguale dignità ed i diritti fondamentali di tutti gli esseri umani, incluse le donne e i loro bambini non ancora nati” ha dichiarato Patrick Buckley, rappresentante generale a Ginevra della “Società per la protezione dei bambini non nati” britannica.
L’analisi “Come l’aborto ferisce le donne” fornisce un panorama di ricerche estensive compiute in diversi Paesi sui rischi dell’aborto. Le complicazioni documentate includono: emorragie, infezioni, lesioni spinali, perforazioni dell’utero, malattie pelviche e la ritenzione di tessuti del feto e della placenta. Ampi studi basati su raccolte di dati provenienti da Finlandia, Danimarca e Stati Uniti hanno riscontrato che i tassi di mortalità delle madri sono significativamente più alti dopo l’aborto di quanto non lo fossero dopo il normale parto.
A lungo termine, i pericoli causati dall’aborto, e che includono improvvisi parti prematuri, sterilità, cancro, aborto spontaneo e placenta previa, possono impedire del tutto un futuro successo del tentativo di procreare.
Inoltre, l’aborto è associato ad un maggiore rischio di conseguenze psico-sociali negative. Ad esempio, una meta-analisi pubblicata nel British Journal of Psychiatry nel 2011 ha riscontrato un incremento dell’81% del rischio di problemi di salute mentale. Ansia, depressione, alcolismo, dipendenza da droghe e comportamenti suicidi sono stati osservati aumentare in seguito all’aborto, assieme a danni alle relazioni interpersonali più significative.
MCCL GO e “Diritto alla vita nazionale” hanno insistito perché l’Assemblea Mondiale della Sanità concentri le sue risorse sul miglioramento delle cure sanitarie per le mamme nel terzo mondo.
“Noi domandiamo che l’Assemblea Mondiale della Sanità riconosca che l’aborto espone immotivatamente le donne ad un grave rischio, sia fisico che psicologico”, ha aggiunto Fischerbach, “E insistiamo affinché adotti misure per proteggere le donne dall’aborto e sviluppi le cure mediche per le madri”.
I risultati dell’analisi sono disponibili in inglese, francese e spagnolo sul sito web del MCCL www.mccl-go.org.
Traduzione a cura di Dario Mazzola
Clicca qui per leggere l’articolo originale pubblicato da LifeNews in lingua inglese
di Bill Poehler – direttore ufficio comunicazioni del Minnesota Citizens Concerned for Life