Le donne sposate e con figli abortiscono sempre meno. E’ quanto emerge da una analisi dei dati ministeriali sull’abortività in Italia ottenuta stratificando opportunamente l’andamento degli aborti legali.
E’ noto che dal 1982 gli aborti legali diminuiscono di anno in anno e che quindi le donne – almeno stando ai dati ufficiali che non tengono conto del sommerso – ricorrono sempre meno all’aborto. Ma chi sono queste donne?
I grafici riportati evidenziano che la riduzione riguarda esclusivamente donne coniugate. Gli aborti delle altre, nubili, conviventi, separate e divorziate si mantengono costanti se non addirittura, a partire dagli anni ’90, in crescita.
Da precisare che la categoria di donne non coniugate è composta in massima parte da donne nubili e conviventi (l’83/84%), da separate o divorziate (12/14%) e da giovanissime di età inferiore ai 18 anni (il 3-4%).
Dopo un periodo di netta prevalenza degli aborti delle donne coniugate (negli anni ’80 erano più del doppio di quelli delle altre donne), dal 2005 si è avuta un’inversione di tendenza e oggi gli aborti delle donne coniugate, sia in termini assoluti che relativi, sono inferiori a quelli di altre donne.
Il fenomeno è confermato anche dai tassi di abortività per ciascuna categoria. Questi numeri hanno il pregio che non tengono conto dell’andamento del numero dei matrimoni (che diminuisce) e del numero dei divorzi e separazioni (che cresce) e sono riportati in questo secondo grafico (fonte ISTAT).
Non solo. La presenza di altri bambini in famiglia sembra rendere la donna ancor di più disponibile ad accogliere un altro figlio. Anche qui i dati del Ministero della Salute confermano: l’abortività delle donne (non sono solo coniugate) con almeno un figlio decresce, mentre l’abortività delle donne senza figli cresce. In particolare, nel periodo 1983-2010, mentre le donne senza figli fanno registrare un incremento dell’abortività del 65,0%, gli aborti di quelle con almeno un figlio si riducono del 21,2%; addirittura del 33,3% se le donne hanno 2 o più figli.
Pur trascurando altri fenomeni, come la dinamica della contraccezione che però possiamo considerare di uguale incidenza per le diverse categorie in esame, possiamo concludere che tra le donne che vivono il rapporto stabile del matrimonio, specie se in presenza di altri figli, si va affermando una maggiore disponibilità ad accogliere una nuova Vita.
Uno spiraglio di luce e di speranza tra le tante ombre dell’abortività in Italia, come il pauroso incremento degli aborti eugenetici e di quelli delle giovanissime: la famiglia, dunque, sta riscoprendo sempre più la sua vocazione ad essere l’unica vera culla della Vita. Essa appare più sensibile ai messaggi in difesa della Vita nascente.
Il pro-life sa che proteggere e sostenere la famiglia, quella vera, equivale anche a proteggere e sostenere la Vita. E con l’attacco sferrato contro di essa, con le follie martellanti dell’omosessualismo e dell’“orgoglio” omosessuale, con la richiesta assurda e necrofila del “matrimonio” tra omosessuali, occorre che le due battaglie, per la Vita e la Famiglia, non siano mai separate.
di Carlo Principe