La legge 194/78 riconosce ai ginecologi, anestesisti, ostetriche personale infermieristico il diritto all’obiezione di coscienza, trattandosi di materia moralmente sensibile al fine di rispettare la coscienza individuale.
Sul tema dell’aborto si riscontra, soprattutto negli ultimi tempi, una evidente volontà di polemizzare a tutti i costi, mistificando la realtà e le evidenze: è ciò che accade per l’obiezione di coscienza, nonostante i dati forniti dallo stesso Ministero della Salute.
L’argomento ripetuto di continuo al fine di condizionare l’opinione pubblica e delegittimare l’obiezione di coscienza è questo: l’elevato numero di medici obiettori renderebbe impossibile l’aborto, in Italia non si riesce ad abortire perché sono troppi i medici obiettori.
Molteplici sono le argomentazioni per smascherare in un lampo le falsità su cui si fonda la campagna contro l’obiezione di coscienza.
Nel 2013 è stato istituito un Tavolo Tecnico presso il Ministero della Salute in cui vengono convocati gli assessori regionali e l’ISS per “ uno specifico monitoraggio sulla piena applicazione della 194 su tutto il territorio nazionale, avviando una rilevazione ad hoc sulle attività di IVG e sul relativo esercizio del diritto all’obiezione di coscienza dei soli ginecologi, a livello di singola struttura di ricovero e nei consultori familiari, ed individuarne eventuali criticità”.
I numeri presenti nella relazione, che annualmente il Ministro della Salute sottopone al Parlamento sulla applicazione della legge 194, dimostrano incontrovertibilmente che abortire in Italia non è affatto un’impresa; le donne non sono costrette a viaggiare o a lunghe attese e i medici non sono sottoposti a superlavoro a causa dei tanti colleghi obiettori di coscienza.
Nella relazione al Parlamento per il 2020 (par.4 pag.56 e ss.) si evidenzia un ulteriore calo delle IVG (66.413) e una percentuale del 64,6% di medici obiettori di coscienza ( in diminuzione rispetto al 67% del 2019). In tutte le Regioni il sevizio è garantito.
Rapportando questi dati, il carico di lavoro che ci sarebbe se tutti i non obiettori eseguissero aborti ( considerando 44 settimane lavorative all’anno) è in netta riduzione: se ogni ginecologo non obiettore nel 1983 praticava 3,3 aborti a settimana, questo valore scende nel 2019 a 1,1.
1,1 aborto a settimana per ogni medico non obiettore non è certo un superlavoro!
Per ogni regione vengono evidenziati le medie e gli scostamenti all’interno del territorio. Se ci fosse una criticità nella esecuzione degli aborti, la legge consente di rispondere a tale situazione mediante la mobilità interna regionale del personale, sempre che l’amministrazione sanitaria non abbia invece programmato di concentrare questo servizio in alcune sedi.
Inoltre viene segnalato che il 15% dei ginecologi NON obiettori NON è assegnato al servizio IVG: il che non sarebbe se ci fosse penuria di medici abortisti.
Chiara è l’osservazione presente nella stessa relazione a firma del ministro Speranza: “…in generale non sembra essere il numero di obiettori di per sé a determinare eventuali criticità nell’accesso alla IVG ma probabilmente il modo con cui le Strutture Sanitarie si organizzano nell’applicazione della legge 194/78”. Insomma eventuali difficoltà ad abortire dipendono dalla "malasanità" e non dagli obiettori.
Altro dato da non sottovalutare: dal 1978 ad oggi quante denunce sono state fatte perché una donna non ha potuto ottenere l’aborto che desiderava? ZERO.
E allora? Appare sempre più chiaro che con la pretesa di affermare il "diritto" all’aborto si arriva alla pretesa di eliminare il diritto costituzionale alla libertà di pensiero ed alla libertà di coscienza. Paolo Flores d’Arcais (Civiltà Cattolica del 6.10.2007 pag. 484 e Micromega del 25.2.2017) scriveva: «Chi trova ripugnante per la propria coscienza l’aborto, non si specializzi in ginecologia», come se la complessa ed affascinante scienza medica ginecologica possa ridursi nel limitato campo delle interruzioni di gravidanza.
L’abortismo non si regge occasionalmente sulla menzogna ma è esso stesso menzogna per le innumerevoli verità che nasconde con le parole: la verità sull'obiezione di coscienza, la verità sulle conseguenze dell'aborto sulla salute delle donne e - prima di tutte - la verità del figlio, di un essere umano unico ed irripetibile che non la scienza ma solo l’ideologia può portarci a non considerare persona.
Nel grembo già vive, già sogna e forse - come ha scritto una volta Marcello Veneziani - già ci giudica.
Vito Aicale è Ginecologo, Dirigente medico dell’Ospedale Madonna delle Grazie a Matera