Un medico decide di avvelenare dei pazienti in condizioni gravi –a suo dire, in fin di vita-, e lo fa senza consultare colleghi, i malati o le loro famiglie. Questo medico, Nicolas Bonnemaison, arriva ad ammettere di aver ucciso 7 persone e la questione arriva in tribunale.
Siamo in Francia, la stessa nazione in cui in queste ore si sta evolvendo il caso di Vincent Lambert, e la Corte prende una decisione molto importante: a fronte dei 5 anni chiesti dall’accusa, il medico viene invece assolto su tutta la linea.
“Ha agito in modo compassionevole”, questa la ragione.
Pur in assenza di una legge che regola l’ eutanasia, i magistrati si sono presi di fatto la libertà di creare un ulteriore precedente sulla strada che porta ad una completa accettazione della cosiddetta dolce morte.
Un medico, d’ora in poi, potrà limitarsi a dire che ha agito per evitare sofferenze e verrà lasciato libero di agire come meglio crede.
Sul fine vita –come in tanti altri ambiti- quando la politica lascia vuoti normativi o si limita a delineare confini labili alle fattispecie che vuole normare, per osmosi, il ruolo decisionale viene riassunto nell’operato della magistratura.
Redazione