Ormai per poter contare qualcosa ed essere al passo coi tempi, tutto deve tingersi di arcobaleno e rivendicare l’orgoglio (il pride) di appartenere al mondo LGBT.
Ed è così che anche in Italia il gruppo bancario BNP Paribas ha deciso di sposare l’ideologia omosessualista, ovviamente presentandola con le parole talismaniche di ‘inclusione’, ‘diversità’, etc.
Lo scorso 15 maggio, al Diamante di Milano, è stato presentato ufficialmente il BNP Paribas PRIDE Italia, il network dedicato al riconoscimento della comunità LGBT in azienda, con il supporto del network PRIDE di BNP Paribas presente in altri Paesi come Francia, Stati Uniti, Belgio, Regno Unito e Portogallo (la foto sopra è stata presa da www.prideonline.it).
Alla conferenza stampa hanno partecipato Andrea Munari, Amministratore Delegato di BNL e Responsabile del Gruppo BNP Paribas Italia, Floriana Dupta, Direttore HR di BNL e BPI, Igor Suran, Executive Director di Parks, Giovanna Spinazzola e Costanza Tantillo co-fondatrici del network. Oltre 100 colleghi del Gruppo BNP Paribas in Italia hanno aderito all’evento.
«La valorizzazione di ogni forma di diversità – origine etnica, nazionalità, religione, genere, orientamento sessuale, stato civile, disabilità e orientamento politico – è uno dei passaggi fondamentali del “Codice di Condotta” del Gruppo BNP Paribas che, con la propria presenza in oltre 70 paesi nel mondo, ha nel proprio DNA il pluralismo delle proprie persone ed ha fatto della inclusione uno dei suoi tratti distintivi», si legge nel comunicato stampa diffuso per l’occasione.
«Su questa base valoriale – prosegue –, BNL e il Gruppo BNP Paribas promuovono con convinzione la diffusione della cultura dell’inclusione, finalizzata ad aumentare il livello di integrazione interna e a combattere ogni forma di discriminazione, con la volontà di essere interpreti dei cambiamenti nella società e nella consapevolezza che la diversity è ricchezza sociale, culturale, aziendale ed economica».
Ecco allora che il network BNP Paribas Pride Italia «si pone come punto di informazione e formazione, confronto ed assistenza per i colleghi LGBT e vuole contribuire a migliorare ulteriormente l’ambiente di lavoro in modo che le persone lo vivano con serenità e senso di appartenenza. Vuol essere, inoltre, uno “spazio di confronto” ma anche un “laboratorio” aperto a tutti (membri o alleati) dove progettare ed organizzare iniziative ed eventi di approfondimento su tematiche legate alla comunità LGBT e coerenti con la cultura della “diversity & inclusion” promossa dalla Banca».
Belle parole a parte, non è difficile immaginare che in nome della diversità e dell’inclusione, presto la scure della Gaystapo si potrà abbattere su tutti quei dipendenti che ancora credono che il matrimonio sia solo tra un uomo e una donna e che i bambini hanno diritto ad un padre e a una madre. Staremo a vedere.
Redazione
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