Liberarsi dalle ideologie per cercare una via alternativa all’omosessualità. E’ in estrema sintesi un percorso che viene proposto a chi non accetta di essere rinchiuso nel recinto ideologico e ha un profondo bisogno di affrontare le prove che gli sono state affidate in una logica di servizio e di percorso cristiano.
Le statistiche parlano del 2,4% della popolazione che ha attrazione per persone dello stesso sesso. Una percentuale spinta dalla cultura dominante esclusivamente “all’orgogliosa” rivendicazione di una condizione lontana dalle logiche di natura, orientata all’espressione fisica o, sempre più frequentemente oggi, portata ad assecondare un’ideologia che sfrutta la fragilità e le debolezze umane per contestare i valori della famiglia.
Una soluzione diversa, lontana dai meccanismi dello sfruttamento della società odierna, come incoraggiano anche alcune associazioni nate per dare sostegno alle persone che si sentono omosessuali e ai loro cari, è quella di praticare la via del servizio come occasione di autodonazione. Chi ha tentato questo approccio diverso ne è rimasto colpito. Come Marco, nome di fantasia, che dichiara: «Tutti noi abbiamo una vocazione alla santità. Anche persone come noi, ferite nell’identità e che sperimentano attrazione per lo stesso sesso, come insegna il Catechismo della Chiesa Cattolica, hanno la vocazione alla santità. Perché è universale. Anche la coppia eterosessuale, attenzione, non è dispensata dal cercare la via della santità solo perché eterosessuale. Tutt’altro. Perché la virtù opposta al comportamento omosessuale non è l’eterosessualità ma la castità, così come la risposta all’orgoglio omosessuale è l’umiltà. Le associazioni gay, invece, sfruttano le sofferenze delle persone per portare avanti una battaglia ideologica contro tutto ciò che è famiglia e ambito familiare. È un tentativo di ridurre una pluralità di situazioni diverse a modelli utili per la propaganda politica, ma inefficaci per comprendere le persone e aiutarle a realizzarsi».
Affinché sia dato un aiuto concreto a chi soffre queste tendenze occorre smontare la narrazione dominante: «Anche questa faziosità che anima ogni discorso sociale oggi va smontata. La strada giusta non può essere lo schierarsi faziosamente dall’una o dall’altra parte ma offrire soluzioni che incoraggino il giusto cammino. Non si può negare che ci sia una relazione tra condizione omosessuale e sofferenza psicologica: per aiutare concretamente chi non si sente a suo agio nella condizione che sta vivendo – chiude Marco – la soluzione è quella di cercare le risposte nella loro vera casa, la Chiesa».