Kelsey Hazzard cura un sito molto interessante, Secular Prolife, che sostiene la battaglia per la vita da un punto di vista strettamente razionale, senza alcun riferimento a Dio e alla religione. Così dà voce a quella Legge Naturale, di cui molti negano l’esistenza, che parla chiaro nel cuore e – se vogliamo – nel cervello dell’uomo.
E’ significativo, quindi, che da una posizione atea e secolare venga criticato il dogmatismo illiberale della cultura dominante, politicamente corretta, che si erge ad arbitro e censore del pensiero altrui, fino a negare i dati e le ricerche scientifiche e che paradossalmente molti definiscono “liberal” (con buona pace dei diritti di libertà).
Un esempio della dittatura e del dogmatismo di cui sopra si è avuto la scorsa settimana.
A Seul si teneva un congresso della Medical Women’s International Association (MWIA). Dovevano intervenire tre donne medico, due ginecologhe , Donna Harrison e Mary Davenport, e una psichiatra Martha Shuping. Quando le dottoresse sono arrivate hanno scoperto che la loro relazione era stata cancellata. Perché? Perché avrebbero
illustrato i rischi per la salute delle donne connessi all’aborto.
Un comunicato stampa della MWIA ha candidamente sottolineato che le conclusioni delle dottoresse citate erano politicamente scorrette: “La MWIA è orgogliosa di battersi per i diritti delle donne”, si “rammarica” di aver invitato delle relatrici “che negano il loro diritto fondamentale alla scelta” e che “non hanno alcun merito scientifico” (quando invece gli studi censurati erano stati pubblicati sul Journal of Reproductive Medicine, BJOG, PLoS ONE, e su numerose altre riviste accreditate.
Quindi l’Associazione Internazionale delle Donne Medico ha censurato delle donne che volevano informare le donne su un argomento che riguarda direttamente la loro salute!
La dottoressa Shuping ha postato sul sito dell’ Associazione Americana degli Ostetrici e Ginecologi Pro Life il racconto incredibile di cosa è accaduto in seguito.
Dopo che è stato cancellato il loro intervento, la dottoressa Anna Choi, che aveva invitato le tre relatrici, e che fa parte di un gruppo di 680 ostetrici e ginecologi coreani che hanno smesso di praticare aborti, ha organizzato un’ intervista per la radio, la TV e la carta stampata.
Durante l’intervista, mentre le tre dottoresse stavano illustrando quello che sarebbe stato il loro intervento al congresso, il Segretario generale della MWIA ha fatto irruzione nella stanza (è tutto registrato, non è uno scherzo!) urlando che la presentazione non era stata autorizzata. I giornalisti hanno – ovviamente – risposto che la stampa non ha bisogno di autorizzazioni per intervistare chicchessia, ma lei si è messa di fronte alla telecamera e ha fisicamente impedito la prosecuzione della trasmissione. Ne è seguita una bagarre che è quasi finita a pugni. Alla fine l’intervista è stata fatta nell’atrio, vicino ai secchi dell’immondizia e i bagni! Afua Hesse, presidentessa del MWIA, ha avuto il coraggio di accusare le tre dottoresse censurate di essere “politicizzate” .
Tutta la vicenda ha dell’incredibile. Nella foto è riportato il logo della MWIA, “matris animo curant”, che significa: [le donne medico] “curano con animo di madre”. Ma sono interessate a “curare le madri”?