«Sono libri osceni, pagine crude di sesso e violenza che possono essere inquietanti e diseducative per i nostri figli quattordicenni». Con queste parole, accompagnate dall’invio di mail di protesta tramite Pec al dirigente scolastico, alcuni genitori di ragazzi frequentanti il Liceo Scientifico “Amedeo Avogadro” di Roma hanno contestato pubblicamente la scelta effettuata da parte di diversi docenti di far leggere ai loro studenti La Malnata di Beatrice Salvioni e Il silenzio delle ragazze di Pat Barker pubblicati dalla casa Einaudi.
Monica Sticchi, la docente che ha proposto tali libri, si è subito giustificata evidenziando che la loro lettura da parte degli studenti sarebbe finalizzata a «sviluppare il pensiero critico, accostandosi alle informazioni, anche le più crude e cruente, in modo consapevole, per far affrontare la vita con resilienza». Di qui la preside Katia Tedeschi è intervenuta smorzando i toni e ribadendo che la scelta di tali romanzi è stata effettuata allo scopo di «orientare i ragazzi verso una visione del mondo senza pregiudizi, né angustie mentali, aperta a 360 gradi».
Nell’orizzonte teorico del ‘politicamente corretto’ termini come inclusione, non discriminazione, pensiero critico, apertura mentale, resilienza sono richiamati come ‘parole magiche’ che, alla stregua di contenitori vuoti, possono dunque esser riempiti all’occorrenza di qualsivoglia contenuto, nascondendo così l’intenzionalità ideologica.
E in effetti la trama dei due romanzi lascia pochi dubbi all’interpretazione. Il silenzio delle ragazze è un’Iliade romanzata dal punto di vista di Briseide, la schiava sottratta ad Achille e motivo della sua ira, che racconta le vicende di donne catturate, schiavizzate e stuprate nell’accampamento greco durante la guerra di Troia. Tale narrazione riscrive così l’epica degli eroi (principalmente maschi) nel solco dell’ideologia femminista. La malnata è invece la storia di un’amicizia tra ragazze all’insegna della ribellione e del riscatto sociale della donna nel contesto dell’Italia fascista. Raccontando di uno stupro in maniera piuttosto vivida e particolareggiata, il romanzo sconvolge il giovane lettore sin dalle pagine iniziali, in specie allorquando introduce la protagonista, la dodicenne Francesca, che «ogni giorno spia dal ponte una ragazza che gioca assieme ai maschi nel fiume, con i piedi nudi e la gonna sollevata, le gambe graffiate e sporche di fango», sognando di diventare sua amica.
Insomma, proponendo come ‘romanzi di formazione’ tali storie, si mostra di preferire la strada dell’indottrinamento ideologico che si nutre di volgarità, violenza e oscenità, piuttosto che la ‘via della bellezza’ che educa al bene, al giusto e al vero mediante modelli e testimoni di vita positivi.