27/06/2013

L’indignazione per la tortura a morte di un cagnolino indifeso

Holly Gatling ha raccontato sul sito National Right to Life News che le autorità hanno fissato una cauzione di $ 50.000 per un uomo del Sud Carolina, accusato di aver ucciso il cucciolo di suo figlio, serrandogli il muso e chiudendolo in un ripostiglio.
A giudicare dai commenti pubblicati sul sito WISTV.com, la comunità locale è assolutamente indignata.
Qual è l’importanza di questa notizia, per il movimento pro-vita? Beh, dovrebbe far riflettere il semplice fatto che gli esseri umani, in questo Paese [USA, ndt], possono essere legalmente lasciati morire di sete e di fame con poca o nessuna protesta pubblica.
Ma non dovremmo reagire con orrore quando la vittima è un essere umano?

Wayne Cockfield, Vice Presidente per l’Etica Medica di NRLC, ha detto: “Tutti noi inorridiamo quando vediamo gli animali torturati e maltrattati. Le persone si indignano e sono disgustate a causa di questo povero cane innocente, torturato a morte. Eppure, allo stesso tempo, le persone anziane e i disabili, come Terri Schiavo, subiscono la stessa orribile sorte: e questo è applaudito, come qualcosa di buono e compassionevole”.
Mr. Cockfield – anch’egli amante degli animali – ha osservato che il movimento pro-vita “lavora perche’ gli esseri umani abbiano almeno tanta protezione legale quanta ne hanno gli animali.”
E conclude: “Quello di cui questo Paese ha bisogno è un ritorno alla coerenza: non solo gli animali siano protetti da abusi, dolore, tortura e morte, ma anche e soprattutto gli esseri umani innocenti, in tutte le fasi della vita, possano avere le stesse protezioni.”

Aggiungiamo una riflessione: è abbastanza banale osservare che nemmeno le bestie si comporterebbero, con un cucciolo, in un modo tanto barbaro. Tra gli animali il cannibalismo non è frequente e certo essi non praticano la tortura.
L’uomo, invece, lo fa, salvo poi inorridire quando ad essere attaccate sono le “vittime innocenti”, come i cuccioli di cane.
Forse l’eutanasia rappresenta il raggiungimento del diritto ad una morte “dignitosa”? Prima delle personali convinzioni, va considerato l’aspetto medico: la morte per assenza di acqua e cibo (il cucciolo in questione è morto perchè non aveva più possibilità di alimentarsi e idratarsi) non può certo dirsi una morte “dignitosa”.
E’ solo una lenta agonia, infatti, per di più silenziosa, perché riservata a quei soggetti che non possono più parlare o muoversi.
La “dignità” di questa morte ha un senso solo per chi resta: così, in modo economico, silenzioso, “ pulito” e ragionevolmente rapido, ci si è liberati del “problema-malato“. Peccato che la voce del malato non si possa sentire: soffocata, come l’abbaiare di quel povero cagnolino, imbavagliato e rinchiuso in un sottoscala.
Ecco: la prossima volta che ci proporrano, come soluzione, una “morte dignitosa”, immaginiamo quel cagnolino agonizzante. La pietà che istintivamente proviamo verso di esso trasferiamola sulla persona ammalata o gravemente disabile di cui avalleremmo la soppressione. Forse così ci sarà più difficile ritenerla una “buona morte” e una conquista di “civiltà”.

Traduzione a cura di Daniela Vicini

Clicca qui per leggere l’articolo originale pubblicato da National Right to Life News in lingua inglese

Fonte: National Right to Life News

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