04/04/2019

L’industria cinematografica tra ipersessualizzazione e pedofilia

«Primo scopo dei governanti è impedire ad ogni costo che i soggetti diano fastidio. Per far questo essi, fra le altre cose, legalizzano una certa misura di libertà sessuale (possibile dopo l’abolizione della famiglia) che in pratica salvaguardi tutti i cittadini del mondo nuovo da ogni forma di tensione emotiva (o creativa)». Questa citazione così terribilmente attuale in quanto sembra descrivere alla perfezione lo spettacolo di degrado morale a cui stiamo assistendo oggi, nella nostra società, è tratta dal romanzo distopico di Aldous Huxley, Il mondo nuovo: una vera e propria “visione profetica”, scritta nel 1932, di quanto si sta verificando ai nostri tempi.

Come nel romanzo di Huxley, anche oggi si cerca di imprigionare i cittadini in una gabbia dorata dalla quale si fa fatica a uscire perché è una prigionia costituita dall’esaltazione dei sensi, studiata per assuefare la mente impedendole, proprio come si legge nel romanzo, ogni slancio creativo e ogni forma di giudizio critico. Un’operazione sistematica che non risparmia nemmeno i più innocenti: i bambini. Senza timore di esagerare, infatti, possiamo dire che i media, oggi, ci sottopongono a un vero e proprio bombardamento fatto di stimoli di natura prettamente sessuale che non esclude nemmeno i più piccoli, allo stesso tempo vittime e protagonisti di questa operazione immorale e spietata e che finiscono per diventare vere e proprie marionette del sistema.

Ormai si è capito che bisogna iniziare a plasmare le menti sin dalla più tenera età ed è per questo che, già dal Mickey Mouse Club, vengono sfornati attori e cantanti ad hoc che inizialmente attirano e incantano anche i genitori, con la loro apparente purezza ma che dovranno poi, man mano rappresentare un modello in cui identificarsi per i bambini che li hanno seguiti nel loro percorso, divenuti ormai adolescenti e che, abituati a pendere dalle labbra dei loro miti fin da piccoli, tenderanno a rispecchiarsi anche nelle loro trasgressioni: in cima a tutte, sesso e droga.

Tra questi modelli, cresciuti a “casa Disney”, tanto per avere un’idea, ci sono star come Myley Cyrus, Britney Spears, Christina Aguilera, tutte sesso, droga e alcol. Ma la Disney non è il solo esempio di industria cinematografica che promuove l’ipersessualizzazione dei bambini e degli adolescenti, pensiamo ai numerosi esempi di film basati sul rapporto morboso tra ragazzine appena adolescenti e uomini fatti e maturi, come in Leon, Lolita e tanti altri. Tutto questo sembra incredibile, ma in realtà non lo è e non è nemmeno inspiegabile se si pensa che a farla da padroni, in certi ambenti, sono proprio i pedofili. Gli esempi sono numerosissimi, ma per ragioni di brevità ne citeremo solo alcuni: pensiamo a Jason James Murphy, accusato di aver perseguitato per anni un bambino delle elementari e che venne assunto assunto come addetto ai casting hollywoodiani per preadolescenti, fra cui quello della serie School of rock che aveva per protagonisti un’intera classe di bambini in età scolare; o Bob Villard, manager di diversi attori, fra cui Leonardo Di Caprio, che tornò a lavorare con i bambini dopo una condanna per pedofilia. Pensiamo ancora a Elijah Wood, che ha interpretato Frodo ne Il Signore degli Anelli, che nel 2016 rivelava al Sunday Times di essere riuscito a recitare a Hollywood da bambino senza subire violenza solo grazie all’iper vigilanza di sua madre.

Ritornando alla citazione iniziale del romanzo di Huxley, si comincia, dunque, a comprendere uno dei motivi principali per cui la famiglia viene tanto osteggiata oggi. La famiglia: ultimo baluardo in difesa dell’individuo e, a dirla con Chesterton, «ultima cellula anarchica dove vigono delle regole proprie, che non sono né dello Stato né del mercato. Una camera di compensazione a protezione dell’individuo. Se gli togli la famiglia, l’individuo diventa il perfetto consumatore, solo davanti al mercato e allo Stato». E, ai poteri forti, che ci vorrebbero a tutti i costi schiavi dei sensi e che già operano in questo senso, evidentemente tutto questo non va giù.

Manuela Antonacci

 

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