È necessario vigilare affinché casi come quello delle linee guida e del corso gender rivolto agli insegnanti della Regione Lazio non si ripetano più. Lo afferma, in un’intervista in esclusiva con Pro Vita & Famiglia, il sottosegretario all’Istruzione, all’Università e alla Ricerca, Rossano Sasso. In questa veste, l’esponente della Lega si impegnerà anche a difendere il crocefisso nelle scuole e ha ribadito la propria contrarietà al ddl Zan sull’omotransfobia, tema ritenuto troppo divisivo per un governo di unità nazionale, in un momento delicatissimo per il Paese.
Onorevole Sasso, un paio di settimane fa ha suscitato parecchio rumore la controversia sulle linee guida per l’indottrinamento gender alla Regione Lazio, poi ritirate. Cosa ci insegna questa vicenda?
«Innanzitutto, che la ferma reazione della politica, delle famiglie e del mondo delle associazioni ha bloccato un’iniziativa totalmente fuori luogo e contraria a una specifica circolare del 2015 del ministero dell'Istruzione. In quel documento si ribadisce come le ideologie gender non rientrino tra le conoscenze sui diritti e i doveri dei cittadini da trasmettere agli studenti e siano da considerare pratiche estranee al mondo educativo. Abbiamo agito prontamente per disinnescare questo improvvida apertura, ma l’attenzione deve rimanere alta perché sicuramente non resterà un tentativo isolato».
Lei è intervenuto tempestivamente per bloccare le linee guida e il corso rivolto agli insegnanti: l’irregolarità è stata solo legale e procedurale o ritiene questa operazione sia scorretta e immorale anche nel merito della proposta?
«Gli uffici preposti accerteranno le responsabilità dei singoli e prenderanno i provvedimenti del caso. L’idea che mi sono fatto è che ci sia stata una combinazione di dolo da parte dei soggetti proponenti, alcune associazioni con riferimenti politici e ideologici ben precisi, e di superficialità da parte di chi doveva valutare bene cosa si stava offrendo alla comunità scolastica. Va ribadito come le teorie sull’identità di genere non devono essere confuse con insegnamenti sacrosanti come il rispetto di tutte le persone, il rifiuto di qualsiasi forma di discriminazione e il contrasto a ogni tipo di violenza e bullismo. Bambini e ragazzi vanno accompagnati con amore e rispetto nell’educazione e nella formazione, non trasformati in bersagli della propaganda politica».
Dovesse passare il ddl Zan contro l’omotransfobia, teme pericoli per il consenso informato e, in generale, per il principio della libertà d’educazione che Lega e centrodestra da sempre difendono?
«In una fase così delicata per il Paese, trovo sbagliato polarizzare il dibattito parlamentare e l’attività di un Governo di unità nazionale intorno a temi tanto divisivi. Le forze politiche dovrebbero cercare un terreno comune e non proporre interventi normativi che rischiano di spaccare la maggioranza. Il ddl Zan per alcuni rappresenta un feticcio da cui non si può prescindere e che va accettato così com’è, senza passare attraverso una legittima dialettica politica e parlamentare. Sui contenuti la Lega è stata chiara e ha presentato una sua proposta ragionevole e condivisibile: la discriminazione e le aggressioni fisiche e verbali vanno punite severamente, ma se il tentativo è quello di impedire la libera e civile espressione di un pensiero diverso rispetto al proprio, allora non ci siamo».
In merito all’ultima polemica sul Crocefisso: quali sono gli strumenti a disposizione del MIUR per preservarne la presenza nelle aule scolastiche?
«Non è una questione che riguarda solo le scuole o il Ministero dell’Istruzione, ma un attacco ai nostri valori che deve far sollevare l’intera società. Si tratta di evitare che il furore ideologico di qualcuno metta in discussione i simboli e la sostanza delle radici religiose, culturali e civili della nostra comunità. Non possiamo arretrare di fronte al fanatismo di chi vorrebbe mettere al bando il simbolo della fratellanza e della vittoria della vita sulla morte. Su questo tema il mio impegno, istituzionale e personale sarà massimo».