04/02/2014

L’ipocrisia dei cattivi

Dare dell’ipocrita e del cattivo a una persona è pesante. Forse ingiusto. Forse i singoli individui sono superficiali, disinformati, hanno 1000 attenuanti.
Ma dire che una certa mentalità è ipocrita e cattiva è inevitabile.
I fautori dell’aborto dicono di essere paladini della libertà di scelta della donna. Dicono di essere strenui difensori delle donne e della loro “salute riproduttiva”.
Questo lo dicono, ma poi all’atto pratico si comportano in modo diametralmente opposto: guai a spiegare pubblicamente cosa è l’aborto, quali sono le sue conseguenze fisiche e psichiche; guai a mostrare immagini, guai a illustrare gli effetti collaterali delle pillole contraccettive e /o abortive. Perché?
Dal sito  http://www.nationalrighttolifenews.org/news/2014/01/city-of-elgin-illinois-reaches-settlement-with-pro-life-mobile-pregnancy-services/  apprendiamo l’ennesimo episodio di ipocrisia cattiva incarnata in certi atteggiamenti delle pubbliche autorità statunitensi: i prolife americani, tra le loro molte e concrete attività tese a salvare vite (di bambini e di madri), organizzano spesso unità mobili che offrono gratuitamente test di gravidanza e ecografia pelvica. Offrono poi aiuto e sostegno in caso di gravidanza indesiderata.
Qualsiasi persona in buona fede, a prescindere dall’essere o meno favorevole all’aborto, dovrebbe plaudire comunque un servizio del genere.
No: le autorità locali (la Città di Elgin, in Illinois, cui si riferisce il link di cui sopra, è solo uno dei tantissimi esempi) fanno la guerra a queste unità TLC (The Life Center) e emanano ordinanze restrittive per impedire agli autoveicoli attrezzati di parcheggiare vicino a luoghi frequentati da ragazze (scuole superiori, università o altro). Per fortuna ogni tanto i giudici (come nel caso in esame) la danno vinta alla libertà e alla ragionevolezza...  Intanto, però, le cliniche di Planned Parenthood da sempre lottano affinché non sia obbligatorio fare l’ecografia alla donna che chiede di abortire (negli Stati in cui sono obbligate, fanno pagare un sovrapprezzo).
Perché? La libertà di scelta è tra l’abortire e il lasciar vivere, in modo consapevole e informato. O no?  
Non riesco a trovare altre parole che quelle usate nel titolo: ipocrisia e cattiveria.

Francesca Romana Poleggi

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