La maggior parte dei medici irlandesi (ben l’88%) si rifiuta ancora oggi, a più di 4 anni dall’introduzione della legge sull’aborto nel paese, di abortire i bambini non ancora nati.
Una nuova indagine di Newstalk ha scoperto infatti che più dell'88% di tutti i medici generici e quasi la metà di tutti gli ospedali di maternità in Irlanda non fanno aborti. Molti medici stanno resistendo alle pressioni degli attivisti dell'aborto e dei leader del governo per uccidere i bambini non nati, perché lo ritengono uno svilimento della professione medica e un atteggiamento contrario alle proprie credenze religiose e alla propria coscienza.
Il loro lavoro, hanno ribadito, è quello di guarire e alleviare il dolore e anche i bambini non ancora nati sono pazienti e non possono essere uccisi. Secondo l'inchiesta solo 10 ospedali di maternità nel Paese fanno aborti, ma altri nove si rifiutano di partecipare all'uccisione di bambini non nati. L'Health Service Executive (HSE) ha però affermato che sta lavorando per aumentare la disponibilità di servizi di aborto negli ospedali.
L'Irlanda, come ben sappiamo, ha legalizzato l'aborto nel 2018. Ora gli aborti sono legali per qualsiasi motivo fino alla 12esima settimana di gravidanza e fino a sei mesi in un'ampia varietà di circostanze. La legge costringe inoltre i contribuenti a pagare per gli aborti e limita strettamente le protezioni di coscienza per i professionisti medici.
Gli attivisti dell'aborto vogliono che i legislatori cancellino completamente le già limitate protezioni di coscienza, ma la resistenza di medici ed operatori sanitari è dura: gli aborti non sono assistenza sanitaria "urgente" - o assistenza sanitaria del tutto - e alcuni operatori medici si stanno opponendo con forza alla legge pro-aborto.