11/12/2013

Lo strano concetto di «omofobia»

L’uso strumentale e arbitrario del linguaggio e la forzatura del significato delle parole servono a cambiare le idee e a distorcere la realtà.

Letteralmente, dal greco omòs = simile, uguale e fobos = spavento, significherebbe paura del simile, dell’uguale e, per metonimia, odio derivante dalla paura per il simile, l’uguale.
Questo significato, però, non corrisponde a quello voluto dai creatori del lemma, perché, nel caso di specie, il suffisso «omo», non significa uguale, ma è l’abbreviazione di «omosessuale».
Il significato diviene, quindi, quello di odio derivante da paura nei confronti dell’omosessuale.
Anche questo senso, tuttavia, è solo il significato di base, partendo dal quale si deve giungere al significato “vero”, che è quello di favor verso qualunque discriminazione e/o giudizio negativo nei confronti non solo dell’omosessuale come persona, ma della sua stessa condizione, vale a dire della stessa omosessualità e, con un ulteriore passaggio “logico”, del comportamento omosessuale: per impercettibili derive semantiche, si è giunti a definire «omofobia» ogni condanna o, anche solo, ogni accezione negativa dell’omosessualità praticata.
Siamo, molto probabilmente, alla vigilia dell’approvazione della legge contro la cosiddetta «omofobia». Diciamo cosiddetta «omofobia» e non omofobia tout court, perché il concetto appare di per sé irreale e, quindi, ideologico.
sto processo linguistico racchiude una serie di criminalizzazioni ideologiche ed è premessa pseudo- scientifica della persecuzione penale di verità non gradite.
Innanzitutto, come abbiamo visto, confonde la condizione personale con il comportamento: una cosa è provare attrazione sessuale per persone del medesimo sesso e un’altra è avere rapporti contro natura.
Questa confusione è strumentale a far passare il concetto dell’irrilevanza, quando non dell’inesistenza, della volontà umana: la persona è costretta, secondo questa visione, a seguire ogni appetito istintivo, senza possibilità di opporsi, soprattutto in campo sessuale.
Ne consegue che non esiste libertà, perché non esiste responsabilità personale e personale possibilità di scelta.
Ulteriore conseguenza di ciò è l’impossibilità di dare un giudizio etico sui comportamenti sessuali, posti tutti su un piano di assoluta parità, con il corollario, inevitabile, che da condannare sia ogni valutazione morale, definita discriminazione, dei medesimi.
Si pensi, a titolo di esempio, alla nascita di movimenti di pensiero, quando non di partiti, in difesa della pedofilia o dell’incesto.
Da quanto detto, appare evidente che l’accettazione stessa dello pseudo concetto di «omofobia» sia l’anticamera della sua repressione penale, di cui il progetto di legge presentato al Parlamento italiano e quelli già approvati in vari Stati occidentali sono il primo atto, in attesa che l’opinione pubblica sia pronta ad accettare ben più pesanti repressioni.
Nel Regno Unito, ad esempio, si è già arrestata una persona soltanto perché leggeva San Paolo, considerato omofobo.
Già il progetto di legge al vaglio delle nostre Camere potrebbe considerare reato penale tutta la morale cattolica, che condanna i comportamenti omosessuali come «peccati che gridano vendetta al cospetto di Dio».
Una domanda rimane da porsi: perché, se l’omosessualità è sempre esistita, mai nella Storia e presso nessun popolo si è mai perseguita penalmente la condanna della medesima?
Perché ciò avviene solo a partire dalla fine del XX secolo e solo in Occidente?

di Carlo Manetti

Questo articolo e tutte le attività di Pro Vita & Famiglia Onlus sono possibili solo grazie all'aiuto di chi ha a cuore la Vita, la Famiglia e la sana Educazione dei giovani. Per favore sostieni la nostra missione: fai ora una donazione a Pro Vita & Famiglia Onlus tramite Carta o Paypal oppure con bonifico bancario o bollettino postale. Aiutaci anche con il tuo 5 per mille: nella dichiarazione dei redditi firma e scrivi il codice fiscale 94040860226.