02/03/2014

“Mai più clandestine” – Roma, in piazza a favore dell’aborto

Garantire libertà di decisione perché “l’aborto non dev’essere un terno al lotto”.

È l’obiettivo di “Mai più clandestine”, rete di collettivi femministi e di associazioni, oggi in presidio a piazza del Popolo con striscioni e cartelli per lanciare una campagna sul tema, ancora attuale nonostante gli oltre 35 anni dall’approvazione della legge 194 nel 1978. Basti pensare, afferma Serena Fiorletta, una delle organizzatrici “in Italia obiettano sette medici su dieci, e nel Lazio addirittura si arriva all’80%”. Per questo, dichiara, “abbiamo aperto sul soto Change.org una petizione al presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, che finora ha raccolto l’adesione di oltre 1.000 persone per sollecitare un intervento in materia”.

Sostiene Fiorletta che “il problema di questa normativa è l’aver favorito la possibilità della sua non applicabilità, nel momento in cui il medico ha la possibilità di scegliere di non eseguire l’interruzione volontaria di gravidanza”. In quest’ottica, aggiunge, “noi non vorremmo che esistessero medici obiettori, perché l’obiezione diventa una pratica di servizio, che limita l’opportunità di scelta della donna“. All’obiezione di coscienza dei medici si aggiunge poi quella, “non consentita dalla legge ma in realtà praticata”, dei farmacisti, i quali secondo l’attivista, “non possono non dare la pillola del giorno dopo, che non è un farmaco abortivo ma un contraccettivo d’emergenza. Invece spesso si rifiutano, accampando la scusa dell’indisponibilita’ del prodotto e la necessità di un’ordinazione. Così – evidenzia – si deve ricorrere alla Ru486, questa sì un farmaco abortivo, o all’aborto vero e proprio”.

La battaglia di “Mai più clandestine” s’inquadra in uno scenario internazionale che ha visto sviluppi importanti negli ultimi mesi: “A dicembre – nota Fiorletta – l’approvazione del ‘Rapporto Estrela’, che estendeva il diritto all’aborto sicuro in tutti i Paesi dell’Unione europea, è fallita anche per l’astensione di sei deputati del Partito democratico, un comportamento che sinceramente non riusciamo a spiegarci”.

Fonte: Repubblica

 

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