Una mamma scozzese è stata licenziata per aver rifiutato l’aborto.
I sostenitori dell’aborto non fanno altro che ripetere che si battono per la tutela delle donne, della loro libertà di scelta.
Sarebbe interessante sapere cosa ne pensano delle tantissime donne che vengono discriminate sul posto di lavoro o addirittura licenziate perché hanno deciso di portare avanti una gravidanza.
Questo è quello che è avvenuto ad una madre di Glasgow (Scozia).
Teri Cumlin, 22 anni, già madre di una bambina di tre anni, ha dichiarato di non aver nemmeno preso in considerazione l’idea di abortire quando ha scoperto di essere nuovamente incinta.
Quando lo ha detto al suo capo, Mark Robertson, si è sentita dire: “Se vuoi avere una carriera, devi abortire”. Al rifiuto di Teri, che aveva già vissuto il trauma di un aborto spontaneo, la reazione di Robertson è stata un’escalation di soprusi: prima l’ha retrocessa a mansioni inferiori, poi l’ha costretta a stare in piedi al sole in un evento all’aperto, ha ingiustamente criticato il suo lavoro di fronte agli altri ed infine, dopo averla sospesa, l’ha licenziata.
Ma Teri non si è persa d’animo, e rivolgendosi al Tribunale del lavoro, ha ottenuto giustizia: il suo datore di lavoro, la società Engage, che paradossalmente raccoglie fondi per varie associazioni di beneficenza, è stata condannata a pagare 12.000 sterline (l’equivalente di circa 19.000 euro) a titolo di risarcimento per licenziamento illegale.
È evidente che non si tratta di un qualunque caso di molestie sul lavoro. Quello che è successo a Teri purtroppo accade ogni giorno a tantissime donne, che vengono discriminate e “perseguitate” sul posto di lavoro, solo perché hanno deciso di accogliere una vita. Invece di essere aiutate e “premiate” per il ruolo fondamentale che svolgono all’interno della società – perché si sa, una società senza figli, muore.
Laura Bencetti
Fonte : Lifesitenews.com