Da almeno dieci anni a questa parte, il suo impegno per la vita e per la famiglia è a trecentosessanta gradi e portato avanti in una molteplicità di ruoli. Lo ha fatto da giurista e avvocato, come co-organizzatore dei Family Day del 2015 e del 2016, poi, per quattro anni e mezzo, come senatore (2018-2022). Simone Pillon sarà presente sabato prossimo 20 maggio, a Roma, in occasione della Manifestazione per la Vita. Parlando telefonicamente con Pro Vita & Famiglia dell’imminente evento e non solo, Pillon conferma la sua linea intransigente sui temi pro-life: la Legge 194 andrà prima o poi abolita ma questo potrà avvenire soltanto nel momento in cui le forze politiche di centrodestra abbandoneranno il loro complesso d’inferiorità culturale nei confronti degli avversari e torneranno a difendere la vita in modo cristallino e senza compromessi.
Simone Pillon, con quale spirito sarà presente sabato prossimo alla Manifestazione per la Vita?
«Sarò presente come per le edizioni passate, per tenere alta la bandiera della vita in un momento così delicato, in cui anche alcuni esponenti di forze un tempo “conservatrici” stanno cominciando a dare segnali di cedimento. Mi riferisco in particolare alle decisioni assunte dal governatore Luca Zaia e dal consiglio regionale del Veneto in ordine all’apertura di un possibile percorso sull’eutanasia. La vita umana va rispettata sempre e la questione della libertà di scelta è una falsa questione, in quanto bisogna porre le condizioni perché una scelta sia veramente libera. Il compito della politica non è certo quello di aprire a leggi sull’eutanasia, ma è quello di garantire il meglio delle cure, delle terapie e dell’assistenza per tutti i pazienti, anche quelli che sono nell’ultima fase della loro vita. Solo così non avremo più richieste di eutanasia. La scelta eutanasica è quindi una scelta di comodo, per far risparmiare le casse dello Stato e questo non è accettabile. Quella che ho argomentato è una prima ragione ma, in realtà, ve ne sono molte altre».
Quali?
«Da parte di esponenti del centrodestra e, purtroppo, anche di esponenti della Chiesa, vi sono state dichiarazioni a difesa della Legge 194, una legge iniqua, sbagliata, che va cancellata e superata. È inutile far riferimento alle presunte parti buone della 194: una legge che autorizza la soppressione di un essere umano innocente non può essere buona sotto nessuna prospettiva. So perfettamente che per superare la 194, è necessario raggiungere un consenso politico, che al momento evidentemente non c’è, ma questo non significa che sia giustificabile mantenere tale norma. Bisogna portare avanti una battaglia sul piano culturale poi anche sul piano politico, altrimenti questa legge non solo non la cambieremo mai, ma sarà sempre più applicata in maniera distorta, come già sta accadendo con la somministrazione della pillola abortiva, che di fatto viene fuori dalle previsioni della 194. Nessuno però dice niente perché ormai l’aborto è considerato unanimemente come diritto anziché come reato. Sono queste le ragioni che mi porteranno in piazza, per dire un grande sì alla vita, assieme alle centinaia di migliaia di amici da tutta Italia e anche dall’estero che saranno presenti. Sono sicuro che tra qualche anno, le generazioni future guarderanno con orrore alla nostra generazione che non si faceva scrupolo di eliminare i bambini innocenti e gli anziani e i disabili. Sono convinto che, con il nostro impegno, potremmo contribuire a cambiare queste norme che mettono a rischio l’esistenza stessa della nostra civiltà».
La politica, dunque, sta sempre più perdendo il controllo, quando si tratta di difendere il diritto alla vita…
«Sì, mi sembra ci sia innanzitutto un’inferiorità culturale della destra o delle forze conservatrici, dal momento in cui, le forze progressiste, liberal e di sinistra hanno dalla loro parte, ingenti risorse, i media e molti esponenti della musica e dello spettacolo. Assistiamo allora a un arretramento delle forze conservatrici, che non vogliono rischiare di finire sotto attacco per affermazioni troppo chiare in materia di difesa della vita. Io sostengo esattamente il contrario: arretrare sul piano culturale significa ammettere la propria inferiorità culturale, ma noi non siamo inferiori culturalmente, in quanto, in questo momento storico, abbiamo l’onore di difendere la vita».
Rispetto agli anni passati, la Manifestazione per la Vita si presenta sempre più inclusiva e onnicomprensiva, coinvolgendo sempre più movimenti e gruppi ed estendendo il principio della difesa della vita ad ogni sua espressione. Fatta questa premessa, quale ritiene sia il vero motivo conduttore dell’evento di sabato prossimo?
«È sicuramente positivo che ci sia un’alleanza sempre più vasta di forze pro-life e pro-family che si riconoscono nella Manifestazione per la Vita. Io credo che, in questo momento, l’attacco alla vita non riguardi più soltanto la vita nascente ma la vita umana nella sua interezza, intesa come svalutazione della sacralità della vita. Oggi nessuno parla più di sacralità della vita ma si parla, piuttosto, di qualità della vita; quindi, a seconda se la qualità della vita è buona oppure no, si può decidere di sopprimerla oppure di limitarla. Il rischio è che, uscendo dal criterio della sacralità della vita, si arrivi a una valutazione per cui ci sarebbero vite che valgono di più e altre che valgono di meno. Quanto vale la vita di un soldato russo in Ucraina, quanto vale la vita di un bambino ucraino in Russia? Quanto vale la vita di un anziano, di una persona ammalata di tumore? C’è una sacralità per quelle vite oppure dobbiamo fare semplicemente un discorso di costi-benefici? Il punto è proprio questo e sono sicuro che la Manifestazione per la Vita saprà riportare la barra al centro, rifocalizzando l’attenzione sul fatto che la vita umana è sacra sempre, indipendentemente dalle circostanze».