In Spagna, la Marcia per la Vita si tiene ogni anno a marzo e i numeri dell’ultima edizione, tenutasi domenica scorsa a Madrid, sono stati segno di un successo. Oltre 500 organizzazioni, infatti, ne hanno preso parte portando instrada decine di migliaia di persone – 23mila secondo le istituzioni e oltre 50mila secondo gli organizzatori.
Ciò che induce a sperare, inoltre, è la crescita della partecipazione di anno in anno, in particolare da parte dei giovani. Tutto questo avviene perché, in fin dei conti, in Spagna, la gente che ama e difende la vita è la maggioranza, come racconta a Pro Vita & Famiglia Ana Del Pino, coordinatrice esecutiva del progetto One of Us, che da anni si batte per il riconoscimento dei diritti dei nascituri nell’Unione Europea.
Ana Del Pino, che bilancio traete dall’ultima Marcia per la Vita a Madrid? Siete soddisfatti?
«L’esito della Marcia è stato molto positivo, sia per la partecipazione di più di 50mila persone sia per il numero di organizzazioni che hanno aderito (più di 500). Abbiamo aderito praticamente tutti noi che operiamo in difesa della vita, ma anche molti altri che non hanno la difesa della vita come missione principale. In Spagna assistiamo con grande preoccupazione alla deriva delle leggi meramente ideologiche avanzate dal governo: l’estensione della legge che consente alle ragazze sotto i 16 anni di abortire senza la conoscenza e il consenso dei genitori, la legge trans, l’eutanasia. In Spagna sussiste un’intera legislazione che viene attuata senza il sostegno della società civile, ma solo con l’appoggio di gruppi radicali e minoritari (nella maggior parte dei casi si tratta di lobby con grande potere economico e finanziate dal governo). Proprio perché questa legislazione non è sostenuta dalla maggioranza della società civile spagnola, così tante organizzazioni e persone si sono unite a questa marcia. Notiamo anche che ogni anno, la presenza di giovani aumenta: questa partecipazione attiva alla difesa della vita dei giovani è essenziale, loro sono il futuro».
Quali sono le sfide più importanti per la Spagna sul fronte pro-vita?
«Come accennavo nella risposta precedente, le sfide sono grandi: la nuova legge sull’aborto, la legge trans che attacca i minori e la loro stessa dignità, la legge sull’eutanasia, il pericolo per gli operatori sanitari perché l’obiezione di coscienza viene violata in tutte queste leggi, il nuovo diritto di famiglia in cui praticamente qualsiasi combinazione è considerata famiglia (se tutto è famiglia, però, niente è famiglia…). Le sfide sono numerose e l’assenza di un dibattito sociale su questioni così importanti che incidono direttamente sulla dignità umana, ci impone di compiere sforzi significativi a livello sociale, giuridico, ecc. C’è una parte della società spagnola che non accetta questa deriva totalitaria da parte di un governo che intende cancellare una parte significativa della società per legiferare sulle minoranze. Queste sfide includono anche il risveglio di una società che vede colpiti al cuore i suoi figli, l’autorità genitoriale dei genitori e, in modo diretto, la famiglia».
In questa fase storica, nel vostro Paese, dov’è che la vita è più minacciata?
«Purtroppo, nelle sue fasi più vulnerabili: al suo inizio e alla sua fine, nelle persone con disabilità, nei minori che a scuola sono incoraggiati a compiere processi di transizione di genere. Insomma, la dignità integrale dell’essere umano è minacciata. Tutta la vita ha dignità e merita rispetto e protezione, ma purtroppo vediamo come questo processo si inverte e la dignità di ogni vita umana è minacciata: il nascituro non è menzionato nella legge, come se non fosse una realtà che esiste nel grembo di sua madre. Al malato o all’anziano si offre l’eutanasia come “soluzione finale”, senza prendere in considerazione le cure palliative che rispondono realmente alle situazioni di vulnerabilità, all’educazione dei nostri figli e alla stessa famiglia. C’è l’ossessione di tagliare-violare-eliminare tutti i diritti fondamentali che ci tutelano come persone e la dignità di ogni vita umana viene violata come UNO DI NOI».
La partecipazione alla Marcia per la Vita ha superato quella di una manifestazione femminista convocata lo stesso giorno: non vi sembra significativo questo dato?
«È una realtà sociale oggettiva il fatto che le persone che difendono la vita, la dignità dei nostri anziani e malati, la famiglia, l’educazione dei nostri figli, gli operatori sanitari che si oppongono alla pratica dell’aborto, dell’eutanasia e non vogliono essere segnati nelle liste di obiezione di coscienza, siano la maggioranza in Spagna e in Europa. La nostra civiltà si è forgiata nella cura dei più bisognosi, la cura è nella natura della persona. Siamo una maggioranza che finora, è stata definita “silenziosa” ed è stata messa a tacere, ma siamo tanti, ci siamo e non possiamo essere ignorati o cancellati. La cancel culture opera in modo particolare nei media, o almeno in molti di essi, mentre le minoranze più rumorose e chiassose ottengono un’ampia copertura mediatica. Questa è una riflessione che noi stessi, come cittadini, dobbiamo fare: i media dovrebbero essere indipendenti e liberi di riferire in modo veritiero. Non si può cancellare una parte così importante della società, la più numerosa, per motivi puramente ideologici. L’occultamento, l’annullamento delle maggioranze porta al totalitarismo delle società. Enorme gratitudine, quindi, ai media che agiscono liberamente e che – senza “seguire” un’ideologia radicale e distanziata dalla società – accolgono la verità che la società vuole trasmettere ai poteri pubblici. Questo esercizio di libertà è necessario affinché la vera democrazia sia il sistema politico prevalente nelle nostre società. Le persone che normalmente accolgono la vita, si prendono cura dei loro anziani, amano la loro famiglia e si prendono cura dei loro simili sono la maggioranza, come abbiamo visto nelle manifestazioni di Madrid. In quanto tale, dobbiamo essere presenti nei media. Non possiamo continuare a raccontare la realtà in modo parziale e senza tener conto della realtà sociale maggioritaria in Spagna, Italia ed Europa».