Rilanciamo un’intervista al presidente di ProVita Onlus Toni Brandi pubblicata su Verona Fedele a firma di don Renzo Beghini in merito alla Marcia per la Vita che si terrà a Roma sabato 20 maggio.
Abbiamo chiesto a Toni Brandi, presidente di ProVita Onlus e promotore della marcia, di illustrarci i temi in gioco.
– Quali sono i significati e gli obiettivi della Marcia?
«Il nostro Parlamento sta approvando il disegno di legge sulle disposizioni anticipate di trattamento (Dat), secondo il quale un medico può essere vincolato da disposizioni stilate anni prima dal paziente, sulla base di patologie che la persona non conosceva, che può soltanto immaginare e in contesti diversi da quello in cui si trova al momento; e il medico può essere obbligato a sospendere sostegni salvavita come idratazione e nutrizione. Se passa il ddl, potrebbe facilmente verificarsi che un giovane faccia il testamento biologico chiedendo la sospensione della nutrizione e idratazione perché si immagina lo stato di coma co- me una situazione non degna di essere vissuta. Due anni dopo è vittima di un incidente, cade in coma, viene portato in ospedale, i medici provvedono ad applicare i mezzi di idratazione e sono fiduciosi che il coma durerà solo alcuni giorni. Arrivano le Dat e i medici sono allora costretti a far morire di sete e fame il giovane. Qualsiasi paziente in stato vegetativo che avesse chiesto con le Dat la sospensione dell’idratazione, quasi sicuramente cambierebbe la sua volontà e chiederebbe l’acqua per bere: perché la sospensione dell’idratazione con le mucose che si spaccano rappresenta una morte molto crudele. Ma, purtroppo, non potrà più comunicare di aver cam- biato idea, di non voler morire. Nessuno sa in anticipo come reagirebbe di fronte ad una disabilità. Le prospettive cambiano e quasi sempre si manifesta un forte desiderio di vivere. Ora più che mai lo scopo principale della Marcia è quello di difendere la vita a ogni costo, senza se e senza ma. L’eutanasia, come l’aborto, sono i peggiori omicidi perpetrati contro persone deboli e indifese!».
– La Marcia non è un’iniziativa solo italiana ma si svolge in molte altre parti del mondo. Ciò significa che la “battaglia per la vita” ha dimensioni che vanno oltre quelle nazionali? Perché? Quale coordinamento esiste?
«Si tratta di una battaglia planetaria contro organizzazioni interna- zionali come le Nazioni Unite e l’Unione Europea che promuovono e spendono anche i nostri soldi per diffondere l’aborto, nascondendolo dietro la cosiddetta “libertà di scelta” e dimenticando che al bambino – quando lo si uccide – non si dà nessuna scelta! Persino la Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia, ratificata nel 1991 in Italia, enuncia che il bambino ha bisogno di una particolare protezione, cure speciali e protezione giuridica sia “prima che dopo la nascita”. Ma di questo si parla poco».
– La questione della sacralità della vita dalla nascita fino alla sua naturale conclusione appare ai più come una questione cattolica. Che cosa risponde uno dei promotori della marcia per la vita?
«Io sono cattolico e ne sono orgoglioso. Ma combattere questa battaglia per la vita non è unicamente una questione cattolica, è anche una questione di ragione e di buonsenso (che in se stessa è questione cattolica, come ci insegna la scolastica). Per esempio, riguardo ai medici obiettori di coscienza, ci siamo mai chiesti perché il numero di obiettori di coscienza è sempre in aumento? Perché mediante l’ecografia, il bimbo lo vedono e sanno che l’aborto è semplicemente un omicidio: e dei peggiori, perché perpetrato contro un essere piccolo e debole, incapace di difendersi».
– Perché una famiglia, una persona dovrebbe venire alla Marcia? Che cosa vi fa muovere, spendere denaro, tempo, energie per organizzare un evento di tale portata?
«Perché abbiamo contro i media, i poteri forti, le multinazionali farmaceutiche e altri interessi palesi, e dobbiamo tutti reagire, siamo tutti responsabile dei nostri atti e delle nostre omissioni. Marciare per la vita significa proteggere il futuro dei nostri figli e delle generazioni future». [R. Beg.]
Toni Brandi
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