In una lettera inviata alla redazione de La Prealpina leggiamo con amarezza che l’aborto è anche una “questione economica”
Cara Prealpina, desidero informarti di un fatto molto preoccupante, che testimonia come l’egoismo ideologizzato sia una piaga davvero dannosa e grave. La giunta regionale presieduta da Roberto Maroni intende effettuare un taglio altissimo del Fondo Nasko, che dal 2010 corrisponde un sussidio mensile alle donne incinte in difficoltà, per aiutarle a evitare l’aborto. Questa voce di bilancio non è stata tagliata per motivi economici (infatti era presente anche nell’ultimo bilancio preventivo), ma per motivi ideologici, come la stessa Maria Cristina Cantù, assessore alla Famiglia, Solidarietà sociale e Volontariato della Regione, ha implicitamente ammesso, affermando che nell’ultimo triennio «il 75 per cento dei fondi sono stati presi da extracomunitari». Ma – mi chiedo – la vita di un bambino e la sofferenza di una madre dipendono dalla loro nazionalità e dal colore della loro pelle? È inevitabile che nei prossimi mesi si verifichi un aumento degli aborti, perché è certo più facile che una donna in difficoltà decida di portare a termine la gravidanza se le viene offerto l’aiuto economico immediato di cui può avere bisogno. Non possiamo dimenticare che tra le cause del triplice omicidio della giovane mamma di Lecco di qualche settimana fa c’è anche il dramma e l’angoscia di una improvvisa difficoltà economica legata alla separazione dal marito. Paola Bonzi, direttrice del Centro di Aiuto alla Vita della Mangiagalli che in tanti anni di attività ha salvato migliaia di vite dall’aborto, prevede una drastica riduzione delle attività del Centro, perché «non si può salvare la vita di un bambino se non è possibile intervenire sui problemi sociali ed economici della madre, che sono quasi sempre le cause che la spingono ad abortire». Si parla spesso della libertà della donna di interrompere la gravidanza, ma della «libertà di diventare mamma, nonostante una situazione economica difficile» non parla nessuno? Ma che senso ha affermare la libertà di abortire o meno, se non si fa nulla per sostenere concretamente chi sarebbe disposto a dare alla luce il proprio bambino? Ed è “civile” porre in atto discriminazioni di colore in un ambito come questo? Ma per gli aborti, pur di favorirli, non si fa alcuna discriminazione, eppure anche gli aborti “costano”! Non crede, caro direttore, che un Popolo con la “P” maiuscola dovrebbe ribellarsi davanti a certe scelte di una “politica”, che mostra di avere una “p” iniziale sempre più piccola e meschina?
di Luigi Patrini