Il matrimonio tra un uomo e una donna è stato e sarà sempre il rapporto più adatto a crescere dei figli sani. Promuovere altre forme di convivenza come alternative equivalenti al matrimonio è un errore ed è contrario alla verità. Comporta il disordine, non la giustizia.
La Corte di giustizia dell’Unione europea del Lussemburgo ha “legalmente” promosso il disordine sociale quando ha affermato (nella decisione Coman di cui abbiamo scritto qui e qui, ndR) che il termine “coniuge” è di genere neutro perciò, secondo la Corte, si applica anche alle persone del stesso sesso. Gli Stati membri dell’UE sono quindi obbligati a concedere il permesso di soggiorno per il “coniuge” di chi ha contratto il cosiddetto “matrimonio” gay.
Fino ad ora le nostre leggi garantiscono vantaggi di carattere economico al matrimonio naturale tra uomo e donna, in quanto cellula fondamentale della società. In questo modo, lo Stato manifesta che il matrimonio ha una posizione speciale, dato che fornisce alla società le nuove generazioni e l’investimento nella famiglia è il miglior investimento nel futuro di ogni Paese.
Il riconoscimento legale e il supporto economico per altri tipi di convivenze cui manca anche la più elementare potenzialità per la procreazione naturale, trasmette un messaggio disorientante, soprattutto alle giovani generazioni. Riconoscere le relazioni omosessuali come equivalenti al matrimonio tra uomo e donna significa che la coppia acquista diritto a prestazioni da parte della collettività senza dar nulla in cambio, acquista diritti senza alcun dovere. Il riconoscimento del “matrimonio” gay crea inoltre spazio per altre forme di arbitrarietà e ingiustizia – specialmente per la tratta di esseri umani che si pone in essere con l’utero in affitto e la fecondazione artificiale.
I rappresentanti dei popoli nel mondo e in Europa e le strutture responsabili per l’elaborazione e l’interpretazione delle leggi dovrebbero attentamente soppesare le conseguenze delle loro decisioni. Per questi motivi chiediamo apertamente al governo slovacco di avviare un cambiamento nella legislazione e nell’organizzazione dell’UE affinché sia garantito che gli Stati non potranno essere obbligati a riconoscere ai rapporti omosessuali la dignità del matrimonio (sia ai fini della residenza che altro).