28/01/2016

Matrimonio gay – A Piacenza clima intimidatorio

Fatti che accadono a Piacenza, a proposito delle unioni civili, del ddl Cirinnà e del matrimonio gay.

Sono episodi fortemente emblematici del clima che si respira nelle città italiane, piccole e grandi, di questi tempi.

“Un giorno i nostri figli sputeranno in faccia a questi dittatori”. E’ l’epilogo dell’ennesima battaglia che in questi giorni contrappone i sostenitori della famiglia naturale, fondata sul matrimonio tra uomo e donna, e i promotori delle unioni civili, adozioni same sex e stepchild adoption.

A parlare è una delle più accanite sostenitrici della fazione arcobaleno che a Piacenza è scesa in piazza sabato pomeriggio per sostenere il disegno di legge Cirinnà all’esame del Parlamento, per la legalizzazione delle unioni civili.

Quasi in contemporanea, le Sentinelle in piedi hanno manifestato immobili, libro alla mano, con intenti contrapposti. C’è stato qualche tentativo di provocazione, una coppia omosessuale ha dato spettacolo, baciandosi platealmente davanti ai lettori e, fatto più grave, due assessori del Pd si sono uniti ai disturbatori, giustificando il loro intervento come azione di presidio finalizzata a evitare escalation.

Lunedì la convocazione della seduta del Consiglio comunale dove i consiglieri Massimo Polledri di Lega Nord e Maria Lucia Girometta di Forza Italia hanno presentato una mozione per esprimere il proprio “orientamento sfavorevole” al ddl Cirinnà e impegnare il presidente del Consiglio a trasmettere la risoluzione ai deputati locali e al presidente del Senato. “Sputare in faccia ai dittatori” è la reazione suscitata su facebook dal provvedimento definito “schifosa mozione antigender”.

“Dopo l’omofobia e le recriminazioni vittimiste, il mondo gay ha licenza di insultare. Domina il pensiero unico che nessuno può azzardarsi a contraddire”, commenta Polledri, che precisa: “Il clima di intimidazione è tale che persino Lucia Rocchi, responsabile del dialogo interreligioso della diocesi di Piacenza, e Claudio Ferrari, insegnante di religione, hanno votato contro la nostra mozione”.

Il testo, respinto dal Consiglio comunale, conferma il rifiuto delle adozioni omosessuali “perchè contrarie al superiore interesse del minore” che viene privato “della varietà di figure educative derivanti dal sesso diverso”. Il diritto dell’aspirante genitore rischia così di sostituirsi al “superiore interesse del minore” sul quale si è finora fondato il diritto minorile.

Vengono additate anche “le pratiche di maternità surrogata e pertanto la stepchild adoption in quanto contrarie alla dignità della donna” il cui corpo viene mercificato.

Si legge inoltre che il ddl “pur denominandosi delle Unioni civili, in realtà individua  un regime identico a quello del matrimonio, riprendendo alla lettera le formule che il Codice civile adopera per disciplinare l’unione tra coniugi: ciò contrasta con la Costituzione che tratta la famiglia come società naturale fondata sul matrimonio, distinguendola dalle altre formazioni sociali, in considerazione della sua funzione fondamentale ed infungibile”.

La verità – prosegue Polledri – è che non c’è legge che possa rendere uguali due realtà profondamente diverse come il matrimonio e qualsiasi altra forma di unione. Soprattutto non è possibile assumere come criterio fondante del diritto il sentimento e tradurre in legge lo slogan ‘love is love’. La Costituzione, infatti riconosce la famiglia in quanto cellula primaria della società, preesistente alla legge stessa”.

Tante famiglie significa nessuna famiglia”, conclude il consigliere leghista che invita i concittadini a schierarsi contro il disegno di legge che scardina l’istituto del matrimonio, partecipando al Family Day, indetto sabato 30 gennaio al Circo Massimo di Roma. “Tutti i sindaci leghisti della Provincia hanno già dato la loro adesione”, precisa Polledri, e il comitato locale “Difendiamo i nostri figli” è pronto a agevolare la partecipazione all’evento contribuendo alle spese di viaggio.

Redazione

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