I fautori del matrimonio gay si ammantano dello splendore di chi agisce in difesa dei “diritti umani”. Basti pensare ad Amnesty International.
Tra gli omosessualisti ci sono anche persone omosessuali che sinceramente vivono nel disagio e quindi aderiscono in buona fede a quella che loro credono una battaglia condotta per ideali alti e nobili.
In realtà c’è la mano di un burattinaio che muove i fili della guerra per la “liberazione” dei gay, come a suo tempo puntava alla liberazione sessuale, delle donne ecc: il grande capitale.
La cosa non è nuova per i nostri lettori. Ad aprile scorso la nostra rivista mensile, Notizie ProVita, intitolava il Primo Piano “Soldi, soldi, soldi” e metteva in luce gli altissimi profitti delle industrie che sostengono la cultura della morte: dalla contraccezione all’aborto, dalla fecondazione artificiale alla riassegnazione del sesso.
Quanto al business che gira dietro al matrimonio gay abbiamo detto delle grandi multinazionali che premono e dell’indotto che lucra grossi guadagni dall’organizzazione e la celebrazione delle nozze di persone di solito ricche, raffinate, inclini a vivere lussuosamente.
Ora abbiamo addirittura un economista dell’Unione delle Banche Svizzere (UBS), Paul Donovan, che sottolinea i benefici macroeconomici della legalizzazione del matrimonio gay per gli Stati interessati.
Ne parla Roberto Persico sul Sussidiario .
Il succo del ragionamento di Donovan è che la legalizzazione del matrimonio gay incoraggia l’immigrazione di persone Lgbt, e “il principale beneficio dovrebbe arrivare dalla potenziale crescita della produttività del lavoro che a sua volta dovrebbe essere spinta da una maggiore mobilità”.
“Permettere i matrimoni tra persone dello stesso sesso rimuoverà chiaramente un ostacolo alla mobilità negli Stati Uniti, mentre lo stesso impedimento costituisce un rischio non da poco nell’Unione Europa”.
Persico conclude riflettendo su come si tratti di un copione deja vu e lo scopo finale è ben descritto da romanzi distopici (profetici) come Il Mondo Nuovo di Aldous Huxley:
“Il punto sono i burattinai che tirano i fili. È già successo, al tempo del divorzio, al tempo dell’aborto: si cita il caso pietoso, si getta in pasto all’opinione pubblica la situazione disastrata, e la si usa per convincere della necessità di una legge che ha tutt’altri scopi. Quali? Semplice, distruggere la famiglia. Ma perché? Perché dal punto di vista dei signori dell’economia la famiglia tradizionale non è un buon consumatore: risparmia, divide le spese, ricicla, eroga assistenza, è un ammortizzatore sociale naturale… Dal punto di vista dei signori dell’economia il cittadino ideale è single, senza rapporti stabili, privo di una rete di solidarietà e perciò pronto a muoversi dove lorsignori trovino più conveniente piazzare le proprie fabbriche, a comperare in ogni nuova casa una nuova lavatrice e un nuovo frigorifero, a trascorrere le domeniche nei centri commerciali…”
Redazione