11/11/2015

Matrimonio – Le indicazioni di un padre alla figlia

Il momento del matrimonio è un passo importante tanto per gli sposi, quanto per le loro famiglie d’origine. Non è infatti facile per un genitore accettare che il proprio ‘bambino/a’ (agli occhi di mamma e papà tutti lo siamo e lo rimarremo per sempre) spicchi il volo, allontanandosi dal nido in cui è nato e cresciuto per assumersi la grande – ma magnifica! – responsabilità di formare una nuova famiglia.

Andrea Torquato Giovanoliscrittore molto apprezzato nel mondo cattolico per la sua autentica profondità e per la sua simpatiaha provato a esorcizzare il difficile momento in cui dovrà accompagnare sua figlia all’altare, giocando d’anticipo. Nonostante infatti la piccola sia ancora ben lontana dal compiere ventun’anni ha pensato bene di scriverle una lettera per “[...] raccontarti alcune cose circa quella creatura verso cui sarà il tuo istinto e con cui inevitabilmente prima o poi (e nonostante tutte le mie paterne precauzioni) ti troverai a venire in contatto: l’uomo” (p. 11). Il risultato è il godibilissimo libro Non più due (Edizioni Gribaudi, 2015, 11.50 euro), che riesce nel contempo a far sorridere e fare riflettere.

Prendendo spunto dalla quotidianità della vita familiare, Giovanoli cerca di spiegare alla figlia quali siano le più macroscopiche differenze tra un uomo e una donna. E lo fa in un’ottica cristiana, certamente, ma interessante e utile anche per chi non abbraccia una prospettiva religiosa.

L’intento dell’Autore non è quello di dire – come fanno i più, sull’onda dei luoghi comuni – che il matrimonio è un calvario, bensì di aiutare la figlia – e, con lei, tutte le donne – a comprendere in pienezza il valore e la ricchezza della differenza tra i due sessi.

Implicarsi e compromettersi in una relazione di coppia, per quanto impegnativo possa essere, porta sempre a una crescita. Un uomo e una donna che si sposano, infatti, altro non sono che due umanità ferite che si uniscono. Ecco perché – scrive l’Autore alla figlia – “[...] proprio su questo punto ti metto in guardia, affinché tu ti disponga ad accontentarti di tuo marito, non nel segno di una triste rassegnazione di quelle che ti parranno soltanto come sue mancanze, bensì, e propriamente, nel maturare la capacità d’essere contenta anche per quelle peculiarità del tuo consorte che per te saranno pungolo a perfezionare te stessa” (p. 20).

matrimonio_sesso_amore_gender_orgasmoUn uomo non riuscirà mai a colmare il desiderio di essere guardata di una donna. Su questo Giovanoli non ha dubbi: un amore finito non può colmare un desiderio infinito (cosa che, in ottica cristiana, può fare solo Dio). Eppure l’Autore, nell’ottica del ‘di più’ di cui si diceva poco fa, non ha dubbi nel dire alla figlia: “Stàcce“. Sì, stacci. “E non solo, ma evita, se riesci, pure di lamentarti. [...] Impara subito a capire quali sono i suoi limiti e, pur non smettendo di stimolarlo a superarsi con quella dolcezza di cui solo voi siete capaci, fermati quando vedi che proprio non ce la fa” (p. 24).

Amarsi è innanzitutto accettarsi così come si è, senza pretese. Il che non vuol dire che non si possa – e si debba – crescere assieme, smussando vicendevolmente i propri difetti e le proprie predisposizioni per accogliere meglio l’altro e favorire l’armonia familiare. Questo in un percorso quotidiano che porterà la donna a lasciare la sua ansia di controllo e il suo desiderio di plasmare l’uomo a suo piacimento e che, di contro, porterà l’uomo a non piegare il capo su se stesso, ma ad aprirsi e donarsi completamente. In fondo – scrive ancora Giovanoli alla sua bambina – “[...] metti in bilancio che nella vita di relazione, tolti gli occhiali dell’invaghimento, i maschi rimangono tutti degli egoisti e le femmine tutte delle isteriche ma [...] per amore, quello vero, sapranno diventare uomini più degni e donne migliori” (pp. 13-14).

Come si può riuscire in un’impresa simile, all’apparenza titanica? Al di là di tutti i possibili accorgimenti e degli sforzi reciproci, per l’Autore la risposta è una sola: Gesù Cristo. Nell’unione tra un uomo e una donna, infatti, “è il Sacramento che fa la differenza” (p. 15): è questa le vera fonte che dà ai coniugi – chiamati a una vocazione altissima – la forza di rimanere fedeli all’impegno preso, nonostante le (inevitabili) difficoltà.

Teresa Moro

DIFENDIAMO I BAMBINI E LA FAMIGLIA DAI TENTATIVI DI

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