Abbiamo seguito le vicende che in Romania stanno conducendo a una riforma della costituzione in cui il matrimonio sarà definito per quel che è, cioè l’unione stabile di un uomo e una donna, al fine di generare figli. Ieri un altro passo in avanto, in questo senso, è stato compiuto: ecco il comunicato stampa di Alliance Defending Freedom che ne illustra la portata.
Oltre tre milioni di rumeni hanno sostenuto l’iniziativa civica di definire il matrimonio come unione tra una donna e un uomo nella Costituzione. L’11 settembre il Senato, che è la seconda camera del parlamento rumeno, ha votato a favore del referendum.
Permettere di tenere il referendum sulla definizione del matrimonio è la decisione giusta per la Romania.
«Abbiamo incoraggiato il parlamento rumeno a proteggere e promuovere il matrimonio come unione tra un uomo e una donna. Questa unione è senza tempo, universale e unica. La nostra società dovrebbe rafforzare il matrimonio e la famiglia, non indebolirla. Consentire il referendum è la decisione giusta», ha detto Adina Portaru, un avvocato romeno che lavora come consulente legale per ADF International a Bruxelles.
Un referendum per il matrimonio, un referendum per la famiglia
Nel 2016, l’iniziativa civica Coalition for Family ha raccolto tre milioni di firme a sostegno della definizione di matrimonio come “l’unione di un uomo e una donna” nella Costituzione della Romania. La Corte costituzionale ha approvato all’unanimità l’iniziativa nel luglio 2016 e la Camera dei deputati ha votato a favore nel maggio 2017.
Nel marzo 2018, 40 membri del Parlamento europeo appartenenti a diversi partiti hanno chiesto al presidente e ai leader di tutti i partiti politici romeni di sostenere senza indugio l’organizzazione del referendum. Con il voto favorevole anche del Senato, il referendum si svolgerà molto probabilmente nell’ottobre 2018.
«Dato il suo schiacciante sostegno democratico, il referendum sul matrimonio è una cartina di tornasole per la democrazia in Romania. Tre milioni di voci non possono semplicemente essere ignorate. Esortiamo la Romania a organizzare il referendum il prima possibile», ha dichiarato Robert Clarke, direttore di European Advocacy per ADF International.
ADF International ha presentato un’istanza alla Corte costituzionale perché autorizzi senza indugio l’indizione del referendum.